mercoledì 20 agosto 2025

Giacomo Vanacore «Sul Faito c'è vita aspettiamo i turisti tra musica e cibo»

L'imprenditore di «Terrazza Belvedere» e gli eventi d'estate «C'è dolore per la tragedia della funivia ma bisogna rialzarsi» 

di Ilenia De Rosa - Il Mattino

Vico Equense - Da 53 anni vive nell'angolo di paradiso da cui si ammira la penisola sorrentina in tutta la sua bellezza. Gestisce il bar «Terrazza Belvedere» dal giorno in cui suo padre, nel 90, gli ha passato il testimone affidandogli la cura di uno dei luoghi più iconici del territorio. Lui è Giacomo Vanacore, nato e cresciuto a Monte Faito, titolare di un'attività che oggi è molto più di un bar. Ha vissuto tutte le «epoche» del Faito, dai tempi d'oro alle fasi più difficili, senza mai scoraggiarsi e sempre con la stessa determinazione e amore per la montagna. Giacomo, per lei cosa rappresenta Monte Faito? «È il mio tutto. Sono nato qui e non mi sono mai allontanato da questo luogo. Mio padre ha aperto il bar a piazzale dei Capi nel 65 e mi ha coinvolto nella gestione quando ho compiuto 18 anni. Non riuscirei mai ad immaginare la mia vita senza questa montagna». Negli ultimi decenni alcuni episodi drammatici hanno segnato la storia di Monte Faito. Lei come li ha vissuti? «Purtroppo questo luogo meraviglioso sembra quasi avvolto da una maledizione: nel 96 la scomparsa di Angela Celentano, nel 2017 i devastanti incendi, pochi mesi fa la tragedia della funivia. Momenti che ho vissuto con profondo dolore e durante i quali ho cercato di aiutare le persone coinvolte e stare vicino alle famiglie delle vittime».

 

Cosa è stato della montagna dopo ogni tragico evento? «La diretta conseguenza, ogni volta, è stata un calo netto delle presenze. Una sorta di isolamento. Però non mi sono mai perso d'animo. Dopo gli incendi del 2017, insieme ad altri operatori, abbiamo cercato di rilanciare il Faito, rendendolo attrattivo per escursionisti, famiglie, turisti e persone del posto. Tante le attività che sono state organizzate: dal tiro con l'arco al parapendio fino agli spettacoli per bambini, ai momenti musicali, al festival del cinema, alla buona gastronomia. Ognuno ha fatto la sua parte. Così siamo riusciti a ridare a questo posto l'antico splendore». Poi c'è stata la tragedia della funivia. «Un vero e proprio dramma. Ma anche in questo caso, dopo un doveroso periodo di lutto, mi sono rimboccato le maniche. Piuttosto che piangermi addosso ho reagito. La mancanza della funivia sicuramente rappresenta un grande problema, che mi auguro possa essere risolto. Ma ho pensato che nell'attesa bisognava attrarre ancora di più le persone, dando loro una valida e stimolante motivazione, oltre alla natura e al paesaggio, per salire fino a qui con mezzi propri. Così ho coinvolto un amico, Francesco Savarese, e, grazie alla sua esperienza in campo artistico, abbiamo deciso di puntare sulla musica. Nella nostra terrazza vi è una console fissa: ogni giorno, dalle 17, cominciamo con la musica che cambia a seconda del sole e della natura per rendere, in particolare, il momento del tramonto un'emozione unica». Sta funzionando? «I risultati sono ottimi. Sicuramente non facciamo gli stessi numeri di visitatori dell'anno scorso, quando era attiva la funivia, ma stiamo registrando circa tremila persone al giorno quando il tempo è favorevole. Francesco Savarese ha organizzato una serie di appuntamenti musicali anche di sera che sono andati benissimo: le serate con gli Star Alley e i Queen of Bulsara ne sono un esempio». Avete altri eventi in programma? «Il nostro calendario dura fino a settembre. Tra i vari appuntamenti, sabato prossimo terremo "I Love '90 reload" con Dj Frank Sava & Alba e venerdì 29 agosto musica live con Freedom Group, George Michael Tribute band. Però mi preme sottolineare che oltre alla musica ci siamo reinventati anche a livello di offerta gastronomica. Infatti quest'anno ho in cucina una brigata di alta qualità». Cosa pensa quando vede le immagini di un Faito deserto? «Che sicuramente c'è una parte della montagna che sta soffrendo, come l'area dove sta la stazione della funivia. Ma va detto che ce ne sta un'altra che con sacrifici e spirito di iniziativa sta creando grande movimento. Il Faito oggi è una montagna viva». 

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