domenica 10 luglio 2016
I pendolari del mare da Napoli a Sorrento. È un viaggio calvario
Una giornata a bordo dei convogli Eav, zaino in spalla e biglietti «Non siamo ne vandali ne portoghesi, la vergogna sono i disservizi»
Fonte: Salvatore Dare da Metropolis
Non siamo barbari. Andiamo a Meta perché la spiaggia è uno spettacolo e il mare è pulito». Sono quasi le 10. Ciro e Giuseppe arrivano a Porta Nolana con la classica tenuta da mare. Infradito, costume, t-shirt, cappellino. E uno zainetto con panini e bottiglie d'acqua. Qualche attimo d'attesa e vengono raggiunti da due amiche, Enza e Giusy. «Come al solito in ritardo» sospirano i ragazzi quando le vedono spuntare all'ingresso della stazione. Hanno 19 anni, esame di maturità appena passato e tanta voglia di divertirsi. Ma non c'è tempo per scherzare. Il treno della Circumvesuviana per Sorrento sta scaldando i motori e bisogna fare i biglietti. La tentazione di dribblare i tornelli rientra: «Ci sono i controllori, paghiamo». Detto, fatto. E via di corsa in un convoglio bollente che è una casba di lamiere. Alle 10 e 15 si parte verso Meta, lì dove il sindaco voleva chiudere la stazione chiedendo l'arrivo dell'Esercito. Ciro, Giuseppe, Enza e Giusy trovano posto a sedere perché sono saliti alla stazione terminale, parlano, giochicchiano con il cellulare mentre si riempiono i vagoni.
A Barra, San Giorgio e Portici sale una valanga di tocca Pompei. Qualche turista è pronto per gli Scavi, ma raggiungere l'uscita è impossibile. Ciro, Giuseppe, Enza e Giusy si alzano, aiutano due sessantenni inglesi a superare la calca, prendono i loro bagagli e cercano di dimostrare che la Circum non è solo vandali e ritardi. Si sentono dire un "grazie" storpiato dall'accento britannico, ma quando il treno riparte hanno una brutta sorpresa: posti "scippati" e tratto finale in piedi. Alle fermate di Pioppaino, via Nocera e Castellammare la situazione è insostenibile. Nei vagoni non si respira. Questione di minuti, la corsa riprende e si sconfinano le gallerie. Prime tappe: Vico Equense e Seiano. In tanti scendono e il carro bestiame è più leggero. Tré minuti e si fa ingresso a Meta. Si capisce subito che tira aria differente. Ci sono carabinieri, vigili e protezione civile. Nessuno si azzarda a esibirsi in cori da stadio. Silenzio insolito. «Dura lex, sed lex» se la ride Pasquale, ex marittimo in pensione che dal suo terrazzo di via Flavio Gioia ogni weekend segue lo sbarco in diretta. Appena usciti i bagnanti vengono convogliati sui bus della linea interna. Viaggio gratis, direzione spiaggia. Ciro, Giuseppe, Enza e Giusy salgono sul terzo bus e dal finestrino notano una Meta surreale, blindata. Un paio di chilometri, la sosta al semaforo di via Cosenza e poi la cartolina di Meta. Il mare, il golfo. Giù verso la Marina. I quattro puntano la spiaggia libera, un commerciante gli dice: «Non fate casino». La risposta è secca e dura: «Noi non siamo barbari».
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1 commento:
Mi dispiace dire che quello che avete raccontato in questo articolo non è la realtà o almeno forse ne è una piccolissima parte. La realtà quella che vedo da studentessa pendolare è ben diversa. Non nego i disservizi dell'ente, ma non si può neanche negare che se la situazione è tale la colpa è dell'inciviltá e dell'ignoranza di queste persone. Ma siamo tutti a pagarne le conseguenze.
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