Fonte: Stefania Craxi da Il Mattino
Caro direttore, gli anni a cavallo tra il '92 - '94 sono ormai comunemente definiti come quelli in cui cambiò l'Italia. Nulla di più esatto. Ma, definizione a parte, sarebbe necessario introdurre una riflessione di merito e capire la natura di questo cambiamento, la sua qualità e gli effetti prodotti sul sistema politico ed istituzionale e sul Paese. » E’ un passo necessario, poiché sarebbe come dire che il novembre del 1989 ha cambiato il corso della storia mondiale, senza però analizzare le conseguenze sugli assetti geopolitici ed il cambio di paradigma che comportò la caduta del Muro di Berlino. Se l'appello alla piazza non fosse una pratica abusata nella retorica quanto un'azione ormai volta a delegittimare le istituzioni democratiche, potremmo sostituire una seria analisi storico - politica ancor prima che giudiziaria, sulla stagione di «Mani pulite», con una passeggiata per i vicoli di Napoli, nei mercati di Roma o nelle periferie di Milano; sarebbe di grande aiuto per capire che la falsa rivoluzione ha avuto come merito quello di condannare i cittadini ad una condizione di vassallaggio ed il ceto-medio e medio basso ad uno stato di precarietà. Sono certa che la saggezza popolare sarebbe d'aiuto alla sto ria molto più delle riletture ipocrite di taluni opinionisti, pennivendoli e forcaioli, per non parlare delle dichiarazioni di alcuni magistrati che dopo aver vilipeso la toga con la violazione del diritto e della ragione, pretendono ancora, con fare autoassolutorio, di avvelenare i pozzi della discussione.
Le lacrime che oggi m tanti versano per lo stato comatoso della nostra democrazia, per l'assenza di luoghi e percorsi di formazione della classe dirigente e governate, per l'irrilevanza internazionale del nostro Paese ed il suo essere l'ancella d'Europa, delle burocrazie e della turbo - finanza, rischiano di diventare lacrime di coccodrillo se non si ha la forza e la volontà di scrivere nel diario della sto ria pagine di verità. Così facendo, scopriremmo che il nuovo corso repubblicano è nato su una grande menzogna, che si è costruito un castello che, scientemente, ha contribuito a delegittimare la politica, le istituzioni ed a trasformare il nostro Paese in una sorta di suk arabo per avventurieri di ogni sorta. Scopriremmo anche che non una sola delle promesse salvifiche su cui nacque la seconda Repubblica è stata mantenuta: dal risanamento del debito pubblico, al miraggio della crescita, dalla riforma delle istituzioni passando per un rinnovato protagonismo dei cittadini, assistiamo aduna involuzione pericolosa. Lo penso che non vi sia un destino avverso, un fato cinico e baro che ha condannato il nostro Paese, ma l'incapacità cronica di un sistema che è nato sulla menzogna e la falsità, sulla delegittimazione della politica, sullo scontro tra poteri dello Stato e su una deriva giudiziaria che ha rappresentato l'incubatore e l'anticamera del populismo becero dei nostri tempi. Sono i silenzi ad uccidere la verità. Lo furono per Craxi e la politica nel luglio '92 quando parlò al Parlamento, e rischiano di esserlo ancor più oggi, dopo un quarto di secolo, all'appuntamento con la storia. In questi giorno abbiamo quindi un privilegio ed un'opportunità in più. Leggere è passato con gli occhi del presente. Solo così potremo guardare con rinnovata fiducia al futuro. Le ricorrenze devono avere la capacità di far questo. Altrimenti, rischiano di rappresentare un un'occasione persa ed una condanna in più.
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