La Siep: dalla Regione solo il 2,4% delle risorse
Fonte: Ettore Mautone da Il Mattino
L'assistenza psichiatrica in Campania è all'anno zero: pochi mezzi, scarso personale, offerta di servizi territoriali e residenziali sbilenchi. Ma soprattutto un sostanziale sottofinanziamento che dipinge una condizione, diffusa, di grave sofferenza: è questo, in sintesi, il giudizio sul sistema di cura per la salute mentale in Campania che emerge dall'analisi condotta dalla Siep (Società italiana di epidemiologia psichiatrica) sui dati del Rapporto salute del ministero della Salute. «Il dato più allarmante - afferma Fabrizio Starace, psichiatra napoletano, presidente della Siep e attualmente direttore del dipartimento di Salute mentale dell'Asl di Modena - emerge dall' analisi dei costi per livello di assistenza ricavati dal flusso dati delle Regioni. In coda, ameno della metà della quota minima di finanziamento previsto, ci sono la Campania (penultima) e la Basilicata, laddove la percentuale media di spesa per la Psichiatria, in Italia, è del 3,49%. A sua volta un valore ben lontano dalla soglia minima del 5% cui si erano impegnate tutte le Regioni con un documento sottoscritto all'unanimità da tutti i presidenti nel 2001». In Campania nel 2015 la spesa complessiva per l'assistenza psichiatrica è stata di circa 242 milioni, con un prò-capite pari a 51 euro di oltre 20 inferiore al dato medio italiano che è già basso.
Non si tratta però della ben nota differenza di finanziamento che penalizza la Campania rispetto alle regioni del Nord, ma della quota del fondo sanitario che la Regione Campania, in quell'anno come nei precedenti, ha autonomamente scelto di attribuire all'assistenza psichiatrica raggiungendo il tetto del 2,4% della torta delle risorse disponibili. Meno della metà di quel5% che costituisce l'impegno assunto in sede nazionale. Non va meglio sul fronte assistenziale: la rete conta 91 servizi territoriali (1,9 per 100 mila abitanti, sotto la media nazionale), ma risulta carente soprattutto per i servizi residenziali che sono 51, ossia 1,1 per 100 mila abitanti, meno di un terzo del dato nazionale. In Campania l'assistenza sanitaria ospedaliera psichiatrica è erogata da alcuni presidi pubblici dotati di pochi posti letto per il ricovero "coatto" (Pronto soccorso psichiatrico e Trattamento sanitario obbligatorio) e dalle Case di cura ad indirizzo neuropsichiatrico (7 Case di cura che svolgono assistenza per la stabilizzazione dello stato sub acuto e polispecialistica, di diagnosi, cura e riabilitazione) che dovranno quasi dimezzare i posti letto e riconvertire l'altra metà ad attività residenziali uscendo così dall'ambito dei posti letto ospedalieri. Vi è inoltre un'altra tipologia di strutture di tipo socio-assistenziale "residenziale" e "semi residenziale" (centri diurni) che devolvono alle funzioni territoriali le fasi di diagnosi e cura dei pazienti (vale a dire svolgono funzioni di vigilanza e socio assistenziale). I 511 posti letto di degenza ordinaria censiti (10,8 per 100 mila) sono in linea con il parametro nazionale ma una quota consistente di questi posti sono nelle strutture accreditate come detto oggi in fase di riconversione. Un processo, quest'ultimo, che muove i primi passi non senza difficoltà alla luce del percorso definito negli ultimi anni e culminato in un decreto approvato a fine anno dai commissari di governo. I nodi sono sia le per le tariffe applicate (160 euro per le prestazioni intensive in Campania a fronte dei servizi psichiatrici ospedalieri intensivi dell'Emilia Romagna tariffati oltre 231 euro con un valore maggiore anche per il residenziale specialistico e il residenziale intensivo e prolungato), sia per i tempi e le articolazioni delle varie fasi previste di questo complesso processo. Pesa anche il nodo del personale che anche sul fronte della psichiatria è rimasto aggrovigliato nel lungo blocco del turn-over: la dotazione complessiva di medici operanti nei Dipartimenti di salute mentale (2.494 unità, paria 0,79 per 1.500 abitanti) è inferiore del 20% circa allo standard nazionale (i per 1.500 abitanti. Senza considerare che in questa cifra sono compresi in maniera indistinta tutti i profili professionali, anche quelli non impegnati nell'assistenza, e senza alcuna differenza tra operatori a tempo pieno, part-time, o con altre forme di contratto diventate prevalenti in alcuni servizi negli anni. «Nella situazione di sottofinanziamento e carenza di strutture e personale appena descritta continua Starace - non stupisce che l'accessibilità al sistema curante e la sua produttività siano tra le più basse d'Italia». I pazienti presso i Servizi di Salute mentale nell'anno 2015 sono stati 66.246, il 10% in meno dell'atteso rispetto alla media nazionale, mentre i nuovi casi sono stati 27.688, il 20% in meno che nel resto del Paese; quelli che rimangono in carico ai servizi ricevono in media meno di 10 prestazioni in un anno. Si potrebbe pensare che alle criticità nell'assistenza territoriale corrisponda un maggior uso del ricovero ospedaliere, ma non è cosi. Il tasso di ricoveri presso Servizi psichiatrici di diagnosi e cura in Campania è inferiore di oltre il 50% alla media nazionale. È più elevato, invece, il numero dei Tso (trattamento sanitario obbligatorio) che risultano 19 per 100 mila abitanti, circa il 10% in più di quanto si verifica nel resto d'Italia.
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