giovedì 10 settembre 2020

Vico Equense. Lello Bavenni, artista e pittore. La realtà reinterpretata e trasfigurata nella pittura

da Agorà 

Vico Equense - Dal figurativo all’astratto passando per l’informale, questa è l’arte di un noto maestro Vicano, Lello Bavenni (foto), artista e poeta, che ci racconta la sua storia ed arte basata su paesaggi dell’anima, situazioni oniriche, percezioni dello spazio. Opere che si traducono in immagini surreali e colori irruenti e forti. Come nasce questa passione per l’arte? Da ragazzo ho seguito lo studio di mio zio Asturi, per cui frequentavo spesso la sua casa, molte volte ho assistito alla vendita dei suoi quadri e tra me e me pensavo che se anche io potessi un giorno diventare pittore. La passione per la pittura nasce quando nel giorno di un mio onomastico, mia madre mi regalò una cassetta di colori. Dove hai compiuto gli studi? Ho studiato a Roma nel collegio Don Orione, il cui direttore era una persona illuminata, in via della Cammilluccia. L’ho scritto nel mio libro uscito pochi giorni fa, “Itinerario intimo”, un testo di immagini, poesie e quadri che ho composto, edito da “Europa edizioni” Quali sono i soggetti delle tue rappresentazioni? I soggetti delle mie rappresentazioni sono onirici, idee, pensieri agganciati a forme della natura oggettive ma allo stesso tempo combinate tra loro nel realizzare situazioni e immagini improbabili e astratte. Ogni quadro è sempre molto personale, ho avuto la fortuna di avere avuto un maestro all’avanguardia, Domenico Spinosa, spesso ci faceva fare dei disegni con l’inchiostro di china, e mi insegnò a non essere timido nell’usare le materie e a disegnare lo spazio occupato dalle forme. Avevo una vera e propria avversione per la pittura napoletana dell’ottocento che adesso sto rivalutando. La pittura che mi rappresenta è diversa, ad esempio per quanto riguarda il paesaggio che voglio rappresentare non è quello esteriore, ma quello interiore, quello che è dentro di me, in questo mi differenzio da molti pittori.

 

Hai un quadro preferito? Più che avere un quadro preferito, ho un soggetto mio preferito, che è lo scoglio della margherita. Questo mi da l’opportunità di passare dall’astratto al figurativo, nella mia mente c’è l’immagine dello scoglio, ma allo stesso tempo viene inserito in un contesto più ampio, spesso astratto, tra il nero, il blu, l’azzurro etc… Il bello dell’arte e di questo soggetto è che viene posto dentro una varietà e un gioco di cromature che mostrano tutta la mia arte, che nasce dal dentro di me, no da ciò che vedo fuori di me. Oggi poche persone apprezzano l’arte, perchè? La gente è superficiale, l’arte, come tutto, ad esempio la letteratura, ha bisogno di educazione, perché vi sono vari livelli di lettura che molte persone non capiscono nell’arte. Bisogna dedicarsi alla conoscenza, alla storia dell’arte per capirla veramente, per viverla in fondo. Mi spiego; se vai dal medico a fare l’elettrocardiogramma, e lo legge il paziente, ovviamente non dà alcun significato a ciò che vede, sembrano delle vette di montagne, se invece lo stesso viene letto dal medico, questi lo comprende, l’arte è un linguaggio che bisogna imparare. Non è vero che l’opera parla da sé, a meno che tu non abbia sintonia con l’arte, ma è importante conoscere l’autore, la sua storia.

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