Lungo la costa, vi era un fiorire di agglomerati urbani, ville marittime, ville rustiche e piccoli porti che, alternati a giardini fioriti, vitigni e discese a mare, davano forma e colore a un paesaggio variopinto e armonico. Ciò che è rimasto oggi ridisegna un territorio prospero e fertile, amato dall’aristocrazia romana, tanto da essere eletto a luogo principe in cui esercitare l’otium. Proprio nell’ottica della conservazione dei preziosi reperti ritrovati nelle ville stabiane e di una maggior conoscenza storica e archeologica del territorio è stato inaugurato a settembre 2020 il Museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi, dedicato proprio al preside con la passione per archeologia, che le riscoprì negli anni ’50. “Uno scrigno di arte e cultura, - il commento del Sindaco Gaetano Cimmino - che appare in tutta la sua straordinaria magnificenza sulle reti nazionali, per testimoniare l'unicità del patrimonio storico, archeologico e culturale della nostra città e il suo inimitabile fascino. Una miriade di tesori che ha trovato finalmente la sua degna collocazione nel Palazzo Reale di Quisisana, che dal 24 settembre 2020 ospita il Museo Archeologico Libero D'Orsi, da me fortemente voluto insieme all'allora direttore del Parco Archeologico di Pompei Massimo Osanna, oggi direttore dei Musei Italiani del Mic, per porre rimedio alla prolungata inerzia del passato e dare lustro ai nostri meravigliosi reperti, che non erano più visibili ormai dal 1997. Rivolgo i miei più sentiti complimenti a Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Pompei, a Maria Rispoli, direttrice del Museo Archeologico Libero D'Orsi, e a Silvia Martina Bertesago, responsabile degli Scavi di Stabia, per la passione e la professionalità con cui, in armonia e in sinergia con l'amministrazione comunale, si impegnano ogni giorno per Stabia e per la valorizzazione del nostro straordinario patrimonio archeologico” conclude il Sindaco Gaetano Cimmino.
martedì 4 gennaio 2022
Viaggio nella Bellezza. Il Museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi, il Sindaco Cimmino “Uno scrigno di arte e cultura”
Il ritrovamento della stanza degli schiavi a Civita Giuliana, balzato agli onori della cronaca il 6 novembre 2021, ha offerto uno sguardo straordinario su una parte del mondo antico che solitamente rimane oscura. E’, infatti, quasi impossibile ritrovare segni di vita quotidiana di chi, di solito, di tracce ne lasciava veramente poche: gli schiavi, coloro che occupavano gli ultimi posti della società romana. Pompei accoglie ogni anno milioni di visitatori, attratti dalla maestosità delle case e delle ville romane, dall’eleganza degli affreschi, dalla ricercatezza dei mosaici. La stanza di Civita Giuliana, piccola e spoglia, con i pochi arredi e gli attrezzi da lavoro, mostra un’altra Pompei, nascosta e ancora poco raccontata. “Italia, viaggio nelle Bellezza” – il programma di Rai Cultura in collaborazione con il Ministero della Cultura, in onda ieri su Rai Storia - svela Pompei nella sua interezza per restituire alla città e alla società che la abitava la sua vera identità. Il racconto della vita reale degli schiavi e degli appartenenti ai ceti più bassi inizia dai luoghi dedicati alla dimora e al lavoro, teatri principali della vita quotidiana dell’antica Pompei: la Casa del Menandro, la Casa di Sutoria Primigenia, la Fullonica di Stephanus e la Casa del Forno. I vicoli in ombra, le scale anguste, i letti di corda e legno, gli attrezzi da lavoro raccontano un’altra Pompei, che ancora sfugge agli occhi di chi la visita e la lascia nell’arco di poche ore. Ma c’è un’altra faccia ancora di Pompei rimasta piuttosto nascosta: quella appena al di fuori delle sue mura, che comprende i siti archeologici di Villa di Arianna e di Villa San Marco a Stabia, di Villa di Poppea a Oplontis e di Villa Regina a Boscoreale, siti che oggi appartengono al Parco Archeologico di Pompei. L’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. non distrusse soltanto le città immediatamente vicine, come Pompei e Ercolano.
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