venerdì 17 marzo 2023

Giornate Fai Primavera 2023: dove andare a Vico Equense il 25 e 26 marzo

Vico Equense - Sabato 25 e domenica 26 marzo si rinnova l’appuntamento con le “Giornate Fai di Primavera”, il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese. Anche in questa 31esima edizione, la manifestazione di punta del Fai – Fondo per l’Ambiente Italiano Ets offrirà l’opportunità di scoprire e riscoprire, insieme ai volontari della Fondazione, tesori di storia, arte e natura in tutta Italia con visite a contributo libero in oltre 750 luoghi di 400 città, la maggior parte dei quali solitamente inaccessibili o poco conosciuti (elenco dei luoghi aperti e modalità di partecipazione su www.giornatefai.it). A Vico Equense l' apertura nelle Giornate FAI costituirà l'occasione per ricostruire e approfondire l'evoluzione del Castello Giusso, la cui storia è legata indissolubilmente a quella della città di Vico Equense. Edificato tra il 1284 ed 1289, si narra che il Castello Giusso fu realizzato per volere del re Carlo II d'Angiò, anche se alcune fonti danno come più probabile una realizzazione per volere del feudatario Sparano di Bari. Utilizzato sia come struttura militare che per uso residenziale, il Castello Giusso deve il suo nome ai proprietari Luigi ed il figlio Girolamo Giusso, che durante il XIX secolo eseguirono numerosi lavori di restauro e abbellimento.

 

Negli anni è appartenuto a diverse personalità: prima a Gabriele Curiale, paggio della corona d'Aragona, poi a Ferrante Carafa, feudatario del paese nel 1568, dunque a Matteo Di Capua, appartenente alla famiglia dei Ravaschier. Nel tempo il Castello Giusso è cambiato molto e attualmente della costruzione originaria restano giusto una parte della cinta muraria ed una terrazza sul mare. I principali cambiamenti furono fatti proprio nel XVII secolo e trasformarono il castello in una residenza signorile con giardini, grotte, giochi d'acqua e piante secolari. Gli interni invece furono impreziositi e resi adatti ad ospitare la collezione d'arte, andata poi perduta, di Matteo Di Capua. Furono proprio Luigi Giusso e il figlio Girolamo, da cui il Castello prese il nome, a ristrutturare notevolmente l'edificio: furono loro a decidere per la caratteristica colorazione rosa salmone e ad affrescare i saloni delle Armi e quello dei Ventagli, ma anche a costruire la piccola cappella privata dedicata a Santa Maria della Stella.

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