Nell’approssimarsi del voto sull’adeguamento del PRG alla modifica del PUT apportata dalla Regione Campania per consentire la realizzazione del nuovo Ospedale unico della Penisola Sorrentina e Costiera Amalfitana, Legambiente Campania si appella alla Giunta e al Consiglio Comunale di Sant’Agnello perché venga scongiurata questa scelta che si sta rivelando sempre più divisiva per le comunità locali e fortemente problematica sia per le criticità di carattere urbanistico, ambientale e paesaggistico, sia per ricadute di carattere funzionale del servizio sanitario cui afferiscono oltre 100.000 cittadini della penisola sorrentino-amalfitana, in particolare dei comuni di Vico Equense, Meta, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Sorrento, Massa Lubrense e Positano.
La scelta di costruire un nuovo nosocomio a Sant’Agnello si basa su un’idea progettuale nata nel 2011 che, dopo oltre 10 anni, è giunta al progetto definitivo con una stima dell’investimento necessario di € 65.000.000,00, di cui € 61.750.000,00 a carico dello Stato e € 3.250.000,00 a carico della Regione). Molto opportunamente la nuova Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Antonino Coppola ha ritenuto utile fornire al Consiglio Comunale il supporto di consulenti esperti per la disamina delle osservazioni pervenute rispetto alla fattibilità e compatibilità dell’opera.
Tra queste, in particolare, quella a firma congiunta del WWF e di Italia Nostra, pone addirittura pregiudizi sull’idoneità, per la sua genericità ed indeterminatezza, della delibera regionale di variante al PUT della penisola sorrentino-amalfitana di cui alla L.R. 35/1987, adducendo in particolare la violazione di precise disposizioni di legge e il contrasto con le prescrizioni del PUT. Per Legambiente, oltre alle più che condivisibili violazioni segnalate dalle due associazioni, risultano di particolare gravità le criticità connesse quali: la scelta localizzativa/costruttiva che comporta un ulteriore incremento edificatorio, con un conseguente rilevante consumo di suolo. Un nuovo edificio di 5 piani, posto su un’area di sedime di circa un ettaro, occupata attualmente per la maggior parte da agrumeti, con una volumetria di 121.000 metri cubi, un’altezza di oltre 16 metri e un indice di edificabilità più che quintuplo rispetto a quello oggi vigente. Per tale struttura ad oggi non risulta prevista la dotazione di parcheggi pertinenziali , tanto da non poter soddisfare nemmeno le esigenze degli operatori sanitari, né tanto meno quelle dei visitatori e quelle a servizio delle degenze brevi delegando a un eliporto sul piano di copertura la funzione di accoglienza delle emergenze di ricovero che potrebbe essere compromessa dalla difficile accessibilità; alla mobilità, considerando le significative limitazioni connaturate al sistema trasportistico del contesto insediativo della costiera, che determinano serissimi problemi di accessibilità, sia con riguardo al trasporto privato che a quello pubblico, sia su ferro che su gomma; al rischio idrogeologico, in relazione alla sussistenza sul lotto di nuova edificazione di condizioni di rischio idrogeologico “molto elevato” (R4) attestato dal PSAI, connesso alla presenza del rivolo S. Giuseppe; alla compromissione del paesaggio e alla sua mancata tutela a fronte delle previsioni dello strumento di tutela paesaggistica sovraordinato vigente. Inoltre, a queste criticità connesse alla salvaguardia del contesto territoriale, ambientale e paesaggistico si aggiungono quelle relative alla funzionalità del servizio sanitario e in generale alla tutela della salute dei cittadini e dei turisti. Dopo la drammatica esperienza della pandemia di COVID 19 la programmazione sanitaria, a fronte delle più che opportune esigenze di razionalizzazione e riduzione delle diseconomie, nella riorganizzazione del sistema ospedaliero deve tener conto di una molteplicità di aspetti, a partire tra quelli demografici, urbanistici, sociali, economici, logistici, senza tuttavia operare in modo invariante rispetto alle specificità dei contesti. Ecco perché il tema della riorganizzazione del sistema sanitario attraverso la concentrazione nei cosiddetti “Ospedali Unici” è certamente positivo se mira non alla mera riduzione dei presidi sanitari, ma all’ottimizzazione dell’offerta di salute per gli abitanti dello specifico territorio. Al di là delle criticità logistiche, ambientali, paesaggistiche l’Ospedale Unico di Sant’Agnello non risulta soddisfare questi fondanti presupposti. Accentrare in un nuovo ospedale le funzioni svolte dai tre presidi esistenti (i due ospedali di Vico Equense e Sorrento e il Distretto Sanitario Mariano Lauro di Sant’Agnello) che allo stato operano in chiave integrata e sinergica ciascuno con funzioni diverse in un’unica struttura da realizzare a Sant’Agnello, non garantisce automaticamente il miglioramento della salute pubblica. L’articolazione dislocata rispetto al bacino di utenza, le difficoltà logistiche dovute alla particolare situazione geomorfologica del sito, la difficile accessibilità dovuta alla collocazione in pieno centro storico non sono presupposti ottimali per il ruolo che deve assolvere un Ospedale Unico. Legambiente Campania fa appello alla sensibilità e alla responsabilità dell’Amministrazione Comunale di Sant’Agnello affinchè non venga approvato l’adeguamento del PRG alla modifica al PUT apportata dalla Regione Campania per consentire la realizzazione del nuovo Ospedale Unico al posto dell’attuale Distretto sanitario 59 “Mariano Lauro”.
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