Aggiornamento congiunturale di Bankitalia: edilizia in maggiore sofferenza
Napoli - Crescita contenuta, all'1%, e disoccupazione doppia rispetto al resto del Paese. Dall'aggiornamento congiunturale sull'economia della Campania, presentato ieri da Banca d'Italia, emerge un tessuto economico locale che, nonostante il Pnrr, i bonus e la Zes, mostra solo «deboli segnali positivi». L'Iter , l'indicatore sviluppato dalla Banca d'Italia per stimare la crescita dell'economia locale, per la Campania è del +1% nel primo semestre del 2025. Una crescita che, in un quadro nazionale non esaltante (+0,6%), è migliore rispetto ad altre regioni, ma resta lontanissima dai livelli che permetterebbero alla Campania di superare i divari che la separano dalle aree sviluppate del Paese. Traino di questa minicrescita è l'espansione dell'industria e dei servizi.
A rallentare è, invece, il settore delle costruzioni, lo stesso che negli anni precedenti ha rappresentano il motore dell'economia campana. Paga anche l'automotive, comparto su cui pesano maggiormente le tensioni commerciali internazionali. I dazi Usa hanno già colpito una catena d'approvvigionamento globale nella quale la Campania ha un ruolo importante con le sue aziende della componentistica sulle quali ricade la flessione della domanda estera, unico reale sbocco per i loro prodotti. Continua a crescere, invece, il settore turistico. La Campania è sempre più meta dei flussi internazionali. Aumentano i pernottamenti e la spesa media dei tanti stranieri che arrivano per lo più in aereo scegliendo di atterrare a Capodichino. Lo scalo partenopeo ha fatto registrare +7% di passeggeri internazionali. Crescono anche i croceristi, con i porti di Napoli e Salerno che segnano un +4,7%. A raccontare il vero stato dell'economia campana è il settore delle costruzioni. Banca d'Italia registra un «ridimensionamento» di questo comparto. Le ore lavorate nell'edilizia in Campania sono diminuite del 4% rispetto al 2024, anno in cui si era registrata una crescita del 13%. Più che una contrazione, questa per l'edilizia è una vera e propria frenata che può avere ricadute sul Pil regionale. Tra il 2019 e il 2023, infatti, a trainare il Pil campano è stato, quasi esclusivamente, il settore delle costruzioni, segnando il record del +42,4%. Un'espansione dovuta al valore degli investimenti pubblici cresciuti, nello stesso periodo, del 97%, con un aiuto pubblico che ha indirizzato il mercato e spinto il settore. «La dinamica sfavorevole - si legge nel report - si collega al forte ridimensionamento dei livelli di attività dell'edilizia privata, per l'esaurimento degli incentivi fiscali legati al Superbonus». Eppure sulle costruzioni si fanno ancora sentire gli effetti positivi del Pnrr e delle opere pubbliche in generale. La spesa degli enti locali campani è, infatti, cresciuta del 23% solo nel primo trimestre 2025. Ma sul Pnrr la Campania fa registrare maggiori ritardi rispetto al resto del Paese. I cantieri non avviati o in ritardo sono la maggioranza e solo poco meno del 40% sono quelli che rispettano i tempi. In questo quadro generale «debolmente positivo», l'occupazione resta ancora il vero problema campano. Nonostante il numero degli occupati cresca del 3%, infatti, il tasso di occupazione resta fermo al 46,5%, il più basso dell'Unione Europea, e quello di disoccupazione arriva al 15,1%, circa il doppio di quello nazionale. A mostrare la fragilità del mondo del lavoro campano è un tasso di attività, e cioè la percentuale di persone che partecipano al mercato del lavoro, bloccato al 54,9%, un dato nettamente inferiore alla media nazionale del 66,90%. Seppur limitata, la crescita dell'occupazione ha spinto comunque l'aumento del reddito disponile e l'ampliamento del potere d'acquisto delle famiglie, che hanno beneficiato anche di una dinamica dell'inflazione contenuta e un accesso al credito maggiore, sono infatti aumentati i mutui abitativi. A conti fatti l'economia campana, fotografata da Banca d'Italia, resta debole anche nella sua positività.

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