IL CASO
di Adolfo Pappalardo - Il Mattino
Ad un certo punto ieri, quando inizia a circolare la voce che le barche di sua proprietà sarebbero addirittura due, Roberto Fico sbotta: «Altro che il gozzo: la verità è che la destra sta affondando... E le interrogazioni dovrebbero essere usate con più serietà». Perché sono giorni che l'ex presidente della Camera si ritrova sotto il bombardamento incessante del centrodestra per il gozzo ormeggiato a Nisida presso un'associazione sportiva che fa capo all'Aeronautica militare. Tutto vero, ma tutto regolare. E sinora il candidato del centrosinistra ha preferito non ribattere per evitare di prestare il fianco, sperando che la vicenda si sgonfiasse da sé e che la destra ritornasse sui temi politici. Macché. «Non permetterò di buttarla in caciara, per il rispetto verso i cittadini campani. Basterebbe però dire - aggiunge ieri - che da presidente della Vigilanza Rai e poi della Camera ho volontariamente rinunciato o restituito circa 700mila euro di indennità. Tutto ciò che ho fatto e che faccio è assolutamente trasparente».
LA BARCA
Sin qui le dichiarazioni pubbliche, anche se il grillino ai suoi ha spiegato tutta la vicenda. Per sgombrare qualsiasi dubbio o equivoco di sorta: «Perché non ho nulla da nascondere». La prima barca è ormeggiata per motivi di opportunità e sicurezza dall'estate del 2018, quando Fico viene eletto alla poltrona più alta della Camera: è un gozzo di 7 metri con un motore di 40 cavalli. È un natante e come tale non risulta né iscritto (senza targa) e nemmeno è necessaria la patente nautica per timonarlo.
Da qui la scelta di non citarlo nella dichiarazione patrimoniale prevista dal regolamento della Camera e nemmeno risulta dalle dichiarazioni dei redditi, come prevedono le norme. Tutto regolare, insomma. Si è posto cioè il problema della sicurezza prevista usualmente per le alte cariche dello Stato: i mezzi di locomozione o le dimore che usano devono essere tenute sempre sotto controllo. Viene consigliata la scelta di tesserarsi al circolo dell'Aeronautica di Nisida e chiedere lì un ormeggio, previo, ovviamente, il placet dei vertici dell'associazione. Naturale che l'ok arrivi. E da qui la normale procedura: pagamento della quota annuale come socio, pagamento per drappe e cime d'ormeggio e del posto barca. Come tutti i circoli: stessa identica trafila. Con un certo disappunto di Fico costretto, per andare a Posillipo, a doppiare Nisida con un gozzetto che naviga a una velocità di non più di 6 nodi. E mettetevi voi a fare qualche miglio con il libeccio contro. Insomma non proprio una comodità ma nel frattempo chiede e ottiene l'iscrizione al circolo come effettivo e non più come semplice socio aggregato. Poi l'acquisto, nell'aprile del 2024, dello Sciallino 34 con regolare contratto di compravendita, pagamento con assegni circolari e titolarità di tutti i 24 carati della barca a suo nome. E, anzi, Fico, nonostante abbia facoltà di renderlo un natante e quindi non rintracciabile come il vecchio gozzo, mantiene la vecchia iscrizione nei registri dell'ufficio Circondariale Marittimo di Alassio. Insomma la massima trasparenza possibile. E comunica al circolo di Nisida il cambio per chiedere e ottenere l'ok alla barca più grande, pagando ovviamente la differenza: tutto via bonifico. E la barca oggi è a Procida perché nell'isola c'è il cantiere che cura il rimessaggio invernale del «Paprika». E il vecchio gozzo? Non è più nella sua disponibilità. E non è più a Nisida, ovviamente.

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