domenica 16 novembre 2025

La Penisola sorrentina e le contraddizioni dei campanili

di Antonino Siniscalchi

La Penisola sorrentina continua a vivere una contraddizione profonda: mostra al mondo un’immagine internazionale, ma nel quotidiano conserva il cuore – e i limiti – del piccolo paese. È un territorio che genera ricchezza, che sostiene con il turismo e le sue attività un gettito fiscale di peso nazionale, ma che non ottiene mai la contropartita che meriterebbe da istituzioni regionali e statali. E il motivo, spesso, non è solo la distanza di chi governa, ma l’incapacità interna di esprimere una voce unica, una cultura condivisa, una strategia comune. Da anni sostengo che la nostra frammentazione è il primo ostacolo. Ogni Comune pensa per sé, ogni sindaco difende il proprio perimetro, ogni categoria si muove in ordine sparso. Così la Penisola sorrentina, pur essendo una delle aree più produttive del Mezzogiorno, appare debole quando deve chiedere – e pretendere – ciò che le spetta: una politica abitativa concreta che freni l’esodo dei residenti, un sistema dei trasporti che superi l’attuale emergenza quotidiana, una sanità organizzata sulle reali esigenze di un territorio che, nei mesi estivi, triplica la popolazione. E mentre restano irrisolti nodi storici, il dibattito pubblico spesso si disperde in polemiche sterili. L’esempio più recente scorre sui social: la discussione su come due sindaci abbiano accolto uno dei candidati al governo della Campania.

 

Una diatriba che incendia commenti e divide le comunità, concentrandosi sulla forma e dimenticando la sostanza. Perché mentre ci si accapiglia su protocolli, foto e strette di mano, restano sul tavolo i problemi reali: la mancanza di case, i pullman che non passano, i treni che non bastano, l’ospedale unico ancora fermo, nessuna politica sull'alternativa delle vie del mare. Se la Penisola sorrentina vuole davvero contare, deve fare un salto culturale: smettere di raccontarsi come un mosaico di piccoli feudi e iniziare a presentarsi come un territorio unitario. Solo allora potrà pesare quanto merita ai tavoli istituzionali. Solo allora l’immagine internazionale sarà accompagnata da diritti, servizi e infrastrutture all’altezza del suo valore.

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