giovedì 19 agosto 2010

Frane e spiagge, a rischio Costiere e Ischia

Sorrento - Intervento di Legambiente sul rischio crolli in Italia con gli ambientalisti che ancora una volta avvertono e classificano anche l’esteso territorio delle costiere sorrentina ed amalfitana come zone ad alta percentuale di frane per la presenza delle caratteristiche falesie a picco sul mare e soprattutto per gli interventi scriteriati della mano dell’uomo che con costruzioni abusive ha appesantito promontori e belvederi. A fare il punto sul pericolo frane e crolli è il vicepresidente di Legambiente, Sebastiano Venneri. «Sono a rischio - spiega Sebastiano Venneri - tutte le spiagge con coste alte e scoscese, le cosiddette falesie, particolarmente friabili per la loro origine calcarea. Ce ne sono ovunque in Italia, caratterizzata da un territorio estremamente fragile. In pericolo sono soprattutto le spiagge del levante ligure, le cosiddette 5 terre, dell’arcipelago Pontino e Ponza, Palmarola e Ventotene. Nella classifica del rischio metterei proprio le Eolie, alcuni tratti del litorale tirrenico della Calabria, dell’Adriatico sopra Otranto, in Puglia ed il Gargano. I crolli minacciano tutti i promontori come ad esempio il Conero ed il monte Cofano nel trapanese. Tra le spiagge a rischio ci sono poi quelle di Pantelleria ed in Sardegna, Alghero e Capocaccia, oltre alle isole del Golfo di Napoli come Ischia e la costiera amalfitana e sorrentina. In questo ultimo caso - aggiunge Sebastiano Venneri - alla fragilità del territorio si aggiunge la stupidità dell’uomo che lo ha appesantito con una cementificazione selvaggia, lecita o abusiva non conta molto». Proprio il territorio delle due costiere è caratterizzato da coste alte e di natura tufacea a picco sul mare, una peculiarità che pone le aree turistiche per antonomasia a continuo rischio di crolli e smottamenti, come di fatto è avvenuto centinaia di volte nel corso dei decenni. Anche l’interno del territorio è caratterizzato da costoni in roccia a picco sulla parte pianeggiante provocando forti dislivelli che creano una divisione tra i centri abitati e le parti collinari del territorio. Tale caratteristica morfologica con la presenza di numerose sorgenti che danno origine a corsi d’acqua sono state la causa di continui eventi franosi verificatisi lungo la parte alta del territorio. Proprio la penisola sorrentina è stata, per tale motivo, classificata una delle zone più ad alto rischio idrogeologico d’Italia, un pericolo che aumenta in maniera esponenziale con la realizzazione di manufatti frutto dell’abusivismo edilizio sviluppatosi in maniera selvaggia lungo la costiera sorrentina. Anche i cartelli disseminati lungo le spiagge della costiera sorrentina ed amalfitana parlano chiaro e sui quali campeggiano scritte come “Attenzione, pericolo caduta massi. Un avvertimento puntualmente disatteso da turisti e bagnanti visto che le aree demaniali destinate alla libera fruizione sono diventate solo una illusione a causa della privatizzazione delle spiagge. Cosa fanno le amministrazioni comunali in attesa che accada il peggio? Aspettano i finanziamenti dagli enti regionali ed europei. Nell’ultimo piano di intervento della Regione Campania figuravano 3milioni e 400mila euro per Meta di Sorrento, 2milioni di euro per Piano di Sorrento, altri 2 milioni di euro per Sant’Agnello, 2milioni e 400mila euro per Massa Lubrense. Tutti da utilizzare per interventi di consolidamento di costoni rocciosi, difesa delle coste e ripascimento degli arenili della penisola sorrentina. Quasi 10milioni di euro in un progetto successivamente unificato dal settore regionale della protezione civile per ragioni operative in un unico programma denominato “Opere di difesa delle coste, ripascimento arenili, consolidamento costoni rocciosi per i comuni di Meta e Piano di Sorrento, Sant’Agnello e Massa Lubrense” con una rivalutazione dei costi aggiornata al 2010 che supera i 10milioni e 719mila euro. I comuni costieri sono ancora in attesa. (Vincenzo Maresca il Giornale di Napoli)

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