La frustrazione del neofita
Dopo il foglietto che ci diceva quali nomi scrivere sulle schede di oggi (2 vicepresidenti, un questore, 4 segretari d’aula), tutti rigorosamente bilanciati in base alle cosiddette “aree di riferimento” - che fino a qualche mese fa si chiamavano correnti, ma nel Partito democratico non si può più - Dario Franceschini ha detto l’unica cosa che, in quel momento, potesse tirarci su: “Con questo voto, si conclude una fase di transizione. Da ora, iniziamo una vita nuova”. Ecco, noi neofiti stiamo aspettando con ansia il fischio d’inizio. Noi che nella nostra vita non avevamo mai preso una tessera, noi che avevamo vite anche piuttosto interessanti fuori da qui, noi che (stavolta è pluralis modestiae) avevamo fatto obiezione di coscienza al servizio militare e che ora ci ritroviamo soldatini… noi, insomma, ci saremmo un po’ rotti le scatole. Ne parlavo oggi con Matteo Colaninno, che qualcosina da fare l’aveva anche prima di entrare in Parlamento: proviamo la stessa frustrazione, che ci dicono essere naturale all’inizio ma che ci pesa da morire. Così abbiamo sequestrato Marina Sereni, che oltre ad essere una donna molto in gamba è la vicepresidente del nostro gruppo alla Camera, e le abbiamo ricordato che non siamo venuti a cambiare aria. Che per noi il Parlamento non è un fine, ma un mezzo. Che se un partito è nuovo si vede anche dal coraggio che ha nelle sue scelte, e le prossime scelte parlano chiaro: formazione delle commissioni bicamerali, composizione del governo ombra. Fra tanti possibili candidati, ognuno di noi è stato scelto per il ruolo che ricopriva, e se lo ricopriva era perché aveva dei talenti per farlo. Ecco, fino a quando questi talenti non verranno presi in considerazione, continueremo a sentirci le persone giuste al posto sbagliato. (Dal blog dell’On. Andrea Sarubbi PD eletto in Campania 1)
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