martedì 29 settembre 2009
Bracconaggio, caccia alle trappole
Piano di Sorrento - Sguinzagliata sulle colline dei Colli di San Pietro, Monte Vico Alvano e dintorni alla ricerca di trappole da disinnescare lasciate mimetizzate tra la vegetazione da bracconieri senza scrupoli. Da sabato una task-force di guastatori costituita da volontari ambientalisti e ragazzi del posto sta pattugliando tutte le aree oggetto di cacciagione nel periodo di apertura della caccia. Nel mirino i micidiali archetti, reti, fonofili, tagliole, trappole a scatto, lacci di acciaio e quant’altro accuratamente nascosto in attesa che ignare prede finiscano illecitamente catturate. Disseminate in maniera indiscriminata anche nelle vicinanze dei centri abitati le trappole dei bracconieri vengono spesso scovate anche da cani e gatti che incautamente vi restano imprigionati rimanendo oggetto di orrende mutilazioni. Micidiali anche le reti stese a schiera nelle zone ad alto passaggio migratorio e posizionate artatamente secondo la conformazione del territorio tra due alberi in mezzo alla vegetazione per imprigionare gli uccelli in volo. Inutile il continuo dibattersi, molte prede muoiono sfinite nel tentativo di liberarsi. Difficili da identificare a causa della maglia sottile e del colore preferibilmente nero o grigio le reti rappresentano una delle armi più devastanti usate dai bracconieri. Uccelli vivi, accecati, spesso appartenenti a specie protette sono la maggior parte delle esche utilizzate per il richiamo alle prede da catturare. Tra i metodi più crudi, lacci di ferro molto resistenti e tagliole di acciaio dentellate vengono invece sparsi lungo i sentieri battuti da animali selvatici in attesa che la preda ci resti imprigionata. Quasi sempre volpi, cani ed altri animali perdono le zampe nel tentativo di divincolarsi, a volte anche la parte anteriore del muso. Intanto sul fronte della caccia si contano già le prime vittime, tutte di specie protetta. Tra queste un esemplare ferito di poiana recuperato sulle colline di Vico Equense ed un esemplare di falco pecchiaiolo impallinato e lasciato al suolo con diverse fratture scomposte. (Vincenzo Maresca il Giornale di Napoli)
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