Brunetta: "Cambiare articolo 1 Costituzione"
Pensavo che la prima sparata dell'anno arrivasse da qualche politico locale, invece con mio sommo rammarico Renato Brunetta li ha preceduti. "Stabilire che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla". Lo ha detto a 'Libero' il ministro della Funzione Pubblica, secondo il quale la riforma della Costituzione dovra' riguardare anche la prima parte, "a partire dall'articolo 1". Per il ministro "la parte valoriale della Costituzione ignora temi e concetti fondamentali, come quelli del mercato, della concorrenza e del merito". La Costituzione, aggiunge, «è figlia del clima del dopoguerra. Adesso siamo in un'altra Italia. Capisco che alcuni costituzionalisti sostengano che non si riesce a cambiare la seconda parte della Costituzione proprio perché non abbiamo aggiornato la prima. Fermi restando i principi fondamentali, nei quali tutti ci riconosciamo, bisogna avere allora il coraggio di parlare anche della prima parte della Costituzione. E ritengo debbano essere rivisti pure gli articoli della Carta sui sindacati, i partiti, l'Europa». Una sparata talmente grossa che persino Paolo Bonaiuti appere scettico e cauto: «Io sono del parere che non bisogna mai mettere troppa carne al fuoco, però tutto si può vedere». "Come volevasi dimostrare: dai un dito e si fregano il braccio. - dichiara il leader dell'Idv Antonio Di Pietro - All'indomani dell'invito del Presidente della Repubblica a collaborare per riformare la seconda parte della Costituzione, subito la maggioranza, a cominciare dal ministro Brunetta, si affretta a chiedere di cambiare addirittura l'articolo 1 della Costituzione. È il solito disegno di stampo piduista portato avanti dal governo Berlusconi e dalla sua maggioranza hanno cominciato dalla giustizia, depenalizzando ciò che prima era reato e proponendo leggi ad personam, per continuare con il lavoro, visto che non riescono a garantire quello che avevano promesso a centinaia di migliaia di lavoratori che oggi si ritrovano in uno stato di assoluta povertà".
Nessun commento:
Posta un commento