Lettura recitata con musiche e canti rivisitata dal maestro De Simone
Fonte: Metropolis
Vico Equense - Un’avventura cominciata per caso,
ragionando di teatro e di Annibale
Ruccello a tavola, come spesso avviene,
con pochi amici ma con molta passione.
Così è nata la messa in scena di
Cantata Pastorale Barocca che è stata
rappresentata in questi
giorni in Costiera Sorrentina
e si sta rappresentando
per chiese e centri culturali
arrivando fino a Firenze.
La presentazione dell’iniziativa
c’è stata lo scorso
6 gennaio nella chiesa
dell’Annunziata a Vico
Equense con l’associazione
culturale Franco Autiero.
Una lettura recitata
con musiche e canti della
tradizione popolare campana
rivisitata dal maestro
Roberto De Simone, come
la Leggenda del Lupino,
Rosa d’argiento e rosa d’ammore , la
Canzone del pescatore ma anche con
musiche scritte appositamente, come
l’intensa e suggestiva ouverture “Prometeo”
dai timbri stravinskyani che
fa da sottofondo ai discorsi di Pluto,
composta dal maestro Federico Ambosanio.
Un ensemble di archi, viola,
violino e violoncello, con chitarra e
flauti e le splendide voci di Rosanna
Cimmino ( viola violino e voce ) e Federico
Ambrosanio (clarinetti, flauti e
voce), e alla chitarra Salvatore Esposito
e al violoncello Vincenzo Santangelo.
Un’esperienza che ha fatto rivivere
emozioni e momenti sepolti nei
meandri più reconditi della memoria,
quando alla fine degli anni ’70, con
Annibale Ruccello, Franco Autiero,
Vanni Baiano si allestiva la Cantata dei
Pastori di Andrea Perrucci, oggi quasi
improponibile a volerla rappresentare
nella sua interezza (quasi quattro ore).
“Mi sono trovato coinvolto in questo
lavoro e tra un racconto e una discussione
sui ritmi della recitazione, sui riferimenti
antropologici della rilettura
ruccelliana, sulla drammaturgia post
desimoniana, piano piano si è costruito,
grazie al lavoro di Federico Ambrosanio
questa piéce breve narrativo/
musicale che ancora si sta proponendo
– racconta Franco Cuomo che sta seguendo
l’iniziativa in prima liena -. A
me, umilmente, è toccata la parte della
voce recitante: Pluto ovvero il diavolo,
Cidonio e Ruscellio ovvero
il cacciatore e il pescatore,
l’angelo e Razzullo.
Parti che mi venivano fuori
quasi a memoria, richiamando
immagini a me
care di persone che sono
andate via troppo presto,
ma anche di serate fatte
di prove lunghissime tra
un pubblico di amici nel
teatro dei padri Salesiani
a Scanzano, frazione di
Castellammare di Stabia,
giovani ventenni di allora
che approcciavano al
teatro antropologico e alle
sue rappresentazioni. Lunghe discussioni
sulla simbologia, su come rappresentare
le figure, su come ripercorrere
i tempi e le modalità della commedia
dell’arte. Ecco, da tutto questo la creatività
di Federico Ambrosanio ha fatto
venir fuori questo lavoro composito
e unitario, quasi a voler far riflettere
sulla importanza della rimemorazione
che non è assolutamente nostalgia,
ma processo dinamico che arricchisce
e plasma il presente”.
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