Il Consigliere di Cassazione Vincenzo Pezzella affronta nel suo ultimo libro le nuove frontiere della responsabilità penale e civile nell'epoca di chat e forum
Fonte: Bruno De Stefano da Metropolis
La firma è autorevole, il contenuto è una corposa (1100 pagine) e approfondita guida per gli operatori della giustizia e dell'informazione, sempre più spesso costretti a confrontarsi con il confine tra il diritto alla libera manifestazione del pensiero e quello alla tutela dell'altrui reputazione. S'intitola "La diffamazione - Le nuove frontiere della responsabilità penale e civile e della tutela della privacy nell'epoca delle chat e dei social forum" (Utet), il volume del magistrato napoletano Vincenzo Pezzella, Consigliere presso la Corte Suprema di Cassazione: un'opera che contiene, tra l'altro, una rassegna di giurisprudenza e un'ampia bibliografia, e da conto delle varie tesi dottrinarie e dello stato della giurisprudenza non solo su tematiche tradizionali in materia di diffamazione (il "decalogo del giornalista", la responsabilità del direttore ex art. 57 c.p., l'intervista e il ruolo dell'intervistatore, le differenze tra diffamazione a mezzo stampa e a mezzo televisione, le possibilità di exceptio veritatis e i suoi rapporti con il diritto di cronaca). Ma nel libro del giudice Pezzella c'è anche altro, perché si trattano pure le spinose questioni che vengono poste dall'affermarsi delle nuove tecnologie nel mondo dell'informazione.
Il magistrato partenopeo spiega, ad esempio, anche quali sono le peculiarità della diffamazione attraverso Facebook, Twitter, Whatsapp, Trip Advisor e quali responsabilità hanno il webmaster, l'hosting provider o il curatore di un blog. Un'ampia sezione del volume risponde ad una serie di domande: che limiti ci sono per il nuovo giornalismo d'inchiesta (e satirico) di trasmissioni come "Striscia la notizia" e "Le iene"; fin dove può arrivare il diritto di critica in ambito politico e sindacale?; è diffamazione ledere la reputazione di un soggetto la cui reputazione sia già gravemente compromessa? E poi ancora: fino a che punto è lecito criticare atti e provvedimenti giudiziari?; cosa insegna il caso di Charlie Hebdo e fin dove può spingersi la satira religiosa? Si affrontano, inoltre, problemi che proprio in queste settimane approdano nelle aule giudiziarie, come quello dei lettori che commentano con post diffamatori gli articoli on line. E si analizzano le risposte fornite dalla giurisprudenza sui problemi che pone la messa in onda di fiction o di film verità ispirati a fatti di cronaca vera e la possibilità che si leda l'altrui reputazione anche con una foto, con un romanzo e, finanche, con un quadro. Il lavoro del giudice Pezzella è scritto con una duplice sensibilità sull'argomento: oggi, infatti l'autore è un autorevole magistrato ma in passato è stato anche giornalista. Il consigliere di Cassazione ha raccontato la sua esperienza da cronista (ma anche di addetto stampa di Bankitalia e di funzionario di banca) in un altro libro uscito di recente e dal titolo "Toghe, banchieri e rotative" (Guida).

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