lunedì 14 marzo 2022

Ucraina. Una guerra senza vincitori, ma solo vinti

di Raffaele Lauro 

Nella millenaria e travagliata storia dell'umanitá, tutte le guerre, anche quelle civili, combattute su fronti opposti, tra popoli e nazioni, tra imperialismi e nazionalismi, tra ideologie politiche e alibi religiosi, tra regimi totalitari e democrazie, tra maggioranze dominanti e minoranze oppresse, tra crimini di ogni genere e genocidi, hanno seminato fiumi di sangue e di dolore, con l'olocausto di milioni di giovani vite e di vittine innocenti. La guerra, quindi, di per sé, anche se combattuta per la difesa di valori universali, diventa, di fatto, il regno dell'orrore, regnum tenebrorum: la profanazione, senza limiti, della dignitá della persona umana. Sui libri di storia, dove i morti diventano dati statistici, a conclusione degli eventi bellici, le conference di pace menzionavano i vincitori e i vinti, con relativa definizione di nuovi equilibri territoriali, a favore dei primi, che, non di rado, diventavano forieri di nuove guerre, persino di dittature e di sterminio razziale, seguite dalla competizione sulla costruzione di armi di devastanti e irreversibili distruzioni di massa. Questa guerra di aggressione, per ora all'Ucraina, si rivela, da subito, tragicamente diversa, perchè non ci saranno vincitori e vinti, ma solo vinti, con il pericolo che il primo e unico dei vinti sia l'intero genere umano. Questa constatazione ci interroga sulla natura dell'uomo e sul futuro dell'umanitá, capace di distruggere secoli di progresso, anche scientifico, e il sacrificio di milioni di morti, di cui è insanguinata la storia delle genti.


In queste ore domenicali di amare riflessioni, pur sapendo bene dove alligna il torto e dove riluce la ragione, mi sovvengono tre principi, quasi dogmatici, dettati dal mio professore di diritto internazionale, Rolando Quadri: 1) la sovranitá degli Stati si regge solo sulla forza: 2) i conflitti bellici tra gli Stati vengono decisi solo dalle armi e dalla capacitá delle stesse di neutralizzare o di annientare il nemico, coinvolgendo anche le popolazioni civili; 3) le organizzazioni internazionali per la pace (Società delle Nazioni, ONU) non servono a niente, tantomeno il pacifismo fine a se stesso. Memorie terribilmente realistiche e poco consolatorie, nel tempo presente, con un quarto nitido ricordo. Ad una mia domanda provocatoria sul rischio che, sulla base di quei tre assunti, l'uomo fosse inevitabilmente destinato all'autodistruzione, il professor Quadri non mi rispose, mi fissò a lungo e, poi, in silenzio, raccolse i suoi appunti e uscí dall'aula!

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