domenica 9 novembre 2025

Penisola sorrentina. L'emergenza casa si focalizza solo in tempo di elezioni

di Antonino Siniscalchi

Sorrento - C'è un paradosso che si ripete, puntuale come un orologio svizzero, ad ogni tornata elettorale in Penisola Sorrentina: quello dell’emergenza abitativa, del caro affitti, della mancanza di alloggi popolari e della progressiva fuga dei residenti verso l’interno. Temi che tornano a occupare spazi nei comizi, nei programmi e nei post social dei candidati, per poi svanire nel nulla il giorno dopo il voto, inghiottiti dal silenzio e dalle consuete logiche di conservazione. Sono trascorsi decenni dagli ultimi interventi di edilizia economica e popolare. Nel frattempo, i fondi destinati a sostenere le famiglie aventi diritto si sono dissolti tra ritardi, rimpalli e scelte mancate. A ogni livello istituzionale, le divergenze politiche e le presunte “battaglie per la difesa del territorio” hanno finito per bloccare sul nascere qualsiasi ipotesi di pianificazione seria. È diventato un copione: basta evocare la possibilità di nuovi insediamenti abitativi per scatenare la levata di scudi di chi teme “cementificazioni” o “speculazioni”, salvo poi chiudere gli occhi davanti all’abbandono progressivo dei centri urbani, svuotati di residenti e di servizi. Eppure, difendere il territorio non significa ingessarlo, ma governarne lo sviluppo. Un territorio fermo non è un territorio protetto: è un territorio in declino.

 

Servirebbe un piano strategico condiviso, un tavolo aperto — reale, non di facciata — dove amministratori, tecnici, associazioni e cittadini possano confrontarsi su un obiettivo concreto: garantire a chi vive e lavora in Penisola Sorrentina la possibilità di restarvi, senza essere costretto a emigrare per mancanza di case accessibili. Invece si continua a rincorrere emergenze, a proporre soluzioni tampone, a criminalizzare la proprietà privata come se fosse la radice di ogni male. Eppure, i proprietari di immobili, spesso piccoli e tartassati, garantiscono un gettito fiscale altissimo e mantengono in vita un’economia locale fragile, fatta di affitti brevi, seconde case e rendite sempre più esclusive. Senza un cambio di mentalità, la Penisola sorrentina rischia di diventare un bellissimo guscio vuoto: luccicante d’estate, ma sempre più deserto d’inverno. E allora sì, si potrà dire di aver “difeso il territorio” — ma a che prezzo, e per chi?

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