sabato 19 luglio 2008

Le meraviglie del sovrano taumaturgo

«L’ Europe finit à Naples», giurava nel 1806 il francese Creuzé de Lesser dopo aver toccato con mano la situazione. Quasi due secoli dopo, Antonio Bassolino guidò la città alla rincorsa di Londra. La nostra metropolitana ce la invidiano gli inglesi, disse in modo forse prematuro. Oggi, reduce dalla grande guerra dei rifiuti, Silvio Berlusconi alza ancora la posta. Abbiamo riportato Napoli in Occidente, assicura con orgoglio, mettendo in gioco niente di meno che la controversa categoria di civiltà e implicitamente svelando che il disastro dell’immondizia aveva delocalizzato la terra di Vico e Croce dall’Europa dello Stato moderno, dell’illuminismo e della democrazia liberale. La stava trascinando molto più a sud di quanto già non le sia capitato per cosmiche ragioni. Nessuno può negare che, quando non è paralizzato da problemi personali e antichi persecutori, il Cavaliere riesca a portare a casa ottimi risultati. Il suo intervento sul nodo rifiuti — imponendo la sinergia di amministrazioni locali, Regione e prefetto, in una parola imponendo per una volta la logica dello Stato — costituisce un esempio di quel che potrebbe accadere nel Paese se la politica non si frammentasse nell’usuale labirinto dei microinteressi, localismi, malaffare. Ma Berlusconi non intende moderarsi con le parole, non ci riesce quasi mai, e finisce per essere risucchiato dalla retorica del Re Taumaturgo. Che tocca e guarisce. In pochi mesi un groviglio vecchio di quindici anni è sciolto come neve al sole, dice forzando il senso comune. E in fretta e furia i tg della sera ricreano la Napoli del lungomare radioso, dei turisti, dei palazzi settecenteschi. Ariostesche meraviglie che rischiano paradossalmente di sminuire quel che di buono il Sovrano ha fatto. (Paolo Macry Corriere del Mezzogiorno)

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