sabato 6 novembre 2010

La terra del rifiuto

Il governo fa marcia indietro sulla decisione, sancita dalla legge, di aprire a Terzigno una seconda discarica. Dunque, niente Cava Vitiello. Lo stesso Consiglio dei ministri ha poi rinunciato a nominare un commissario ad acta per i nuovi termovalorizzatori. Le Province di Napoli e Salerno lo considerano una loro prerogativa, che non vogliono cedere. Dunque, niente commissario. A Boscoreale, un sindaco zelantissimo ha passato una notte intera a spulciare targhe di camion dell’immondizia per decidere chi poteva passare e chi no. La terra dei rifiuti è non solo la terra dell’immondizia, ma la terra del rifiuto generalizzato, del no di amministratori medi e piccoli, che da sempre usano gli strumenti messi a disposizione dalla loro carica elettiva per intralciare nel nome della legge l’azione della legge, salvo poi concedere tutto a quei poteri che si esprimono fuori dalla legge e hanno dalla loro una forza di intimidazione che non si lascia certo fermare dall’ostruzionismo burocratico di sindaci e assessori. È più facile dire no allo Stato, che alla illegalità dei propri amministrati. Da parte sua lo Stato dimostra una incredibile arrendevolezza, sconfessando i suoi uomini migliori e più determinati. Dimostrando che in fondo Napoli e i napoletani non vale la pena governarli. Tra Bertolaso e Cesaro, l’ha spuntata alla fine quest’ultimo e anche il governatore Caldoro che il 20 ottobre dava prova di energia politica, e di una responsabile determinazione di fronte all’ennesima crisi dei rifiuti, ha dovuto fare marcia indietro. Gli è venuto a mancare quell’appoggio politico del centro indispensabile quando si vuole governare in periferia. Oggi lo stesso Caldoro invita i cittadini a costituire comitati per il sì. Da molto tempo sono convinto che la crisi napoletana dipenda dall’assenza dei napoletani dalla scena pubblica della città. Napoli avrebbe avuto bisogno di una marcia dei quarantamila, di una risposta di massa all’assedio in cui in questi anni è stata stretta dall’insorgenza della sua periferia e dall’inettitudine della sua amministrazione. La risposta non c’è stata e questo ha autorizzato un vero e proprio commissariamento morale della città. Ora è anche vero che nessuna comunità si mobilità senza una guida politica chiara. Caldoro vuole che diciamo sì. A cosa? Il compito, oserei dire storico, di questa nuova amministrazione regionale è assumersi la responsabilità politica di chiamare il governo centrale e gli amministratori locali a prendere una decisione condivisa e non più revocabile sul processo dei rifiuti, dall’individuazione di una nuova discarica alla realizzazione dei termovalorizzatori. Lo deve fare subito e lo deve fare in pubblico, in nome dell’interesse generale. Dobbiamo sapere cosa si decide, dove si decide di farlo e in quanto tempo. Tutti devono essere vincolati a queste decisioni, devono avere compiti chiari e obblighi inderogabili. Devono essere fissati premi e punizioni. Solo così potremo dire di sì. Ma spetta alla politica e in particolare al presidente della Regione metterci nelle condizioni di farlo. (di Adolfo Scotto di Luzio da il Corriere del Mezzogiorno)

Nessun commento: