In aumento gli incendi di natura dolosa: colpito tutto il territorio regionale
Fonte: Nello Fontanella da Il Mattino
Pastorizia, coltivazione di cannabis, raccolta di prodotti del sottobosco, bracconaggio. Ecco le attività per le quali vanno in fumo ettari ed ettari di boschi. E poi i piromani. E nella Campania devastata dal fuoco non si salva la Provincia di Napoli. Sono i numeri a fotografare impietosamente una situazione a dir poco drammatica: la Campania brucia (1.676 ettari di bosco alla data del 13 agosto con una piccola tregua nella giornata di ieri) e il confronto dei dati rispetto agli ultimi 4 anni, registra decisamente una ripresa del fenomeno. Centinaia di voli di mezzi aerei nazionali e della flotta regionale e milioni di liquido estinguente per fronteggiare le fiamme che stanno distruggendo il patrimonio boschivo. In Provincia di Napoli non c'è zona che non è stata attaccata dal fuoco. Dall'area Flegrea alla penisola Sorrentina e fino alle montagne di Roccarainola. E quando i roghi non dipendono da irresponsabilità o distrazione (raramente), sono quasi tutti di natura dolosa. Appiccati cioè, con l'intenzione di radere al suolo la vegetazione. Perché? «Sono diversi i motivi spiega il Comandante del Corpo forestale dello Stato di Napoli Angelo Marciano - dal rinnovo dei pascoli alla raccolta dei prodotti del sottobosco. Ma registriamo anche il fenomeno legato al bracconaggio e, in picco li episodi, quello legato al ricavo degli spazi perla coltivazione della cannabis». A preoccupare uomini e donne della forestale, è soprattutto la Penisola Sorrentina aggredita negli ultimi tempi da fiamme e fuoco.
La squadra investigativa diretta da Rosa Codella ha individuato il responsabile dell'incendio sviluppatosi nell'area di Marina del Cantone a Massa Lubrense il 28 luglio scorso, attraverso il metodo delle evidenze fisiche. Incendio legato a disattenzione nell'uso di un barbecue. Ma sono altri gli episodi sui quali l'investigativa sta lavorando. In tutta la Penisola Sorrentina, sui Monti Lattari e sul Faito, dall'inizio della campagna di massima pericolosità per gli inneschi, si sono verificati puntualmente diversi incendi in zone all'interno delle quali sono state rinvenute piccole aree destinate proprio alla coltivazione della marijuana. Non si esclude quindi, un possibile legame tra incendi e attività dedita alla coltivazione delle piante di stupefacenti. E proprio ieri gli Agenti del Comando Stazione di Castellammare di Stabia e quelli del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale, diretto dal Commissario Capo Rosa Codella, dopo una serie avvistamenti e pattugliamenti volti alla ricerca di coltivazioni illegali di stupefacenti, hanno individuato una piantagione di marijuana nella zona di Monte Faito, a metà costa, circa 200 metri al di sotto del Piazzale dei Capi, nel versante facente parte del Comune di Castellammare di Stabia. Sequestrata l'area e le 50 piante e denunciati i proprietari C. M. e G.B. «In penisola sorrentina non escludiamo per esempio rivalità tra squadre di cacciatori per muovere la selvaggina, abbiamo censito qualche episodio in tal senso. Ma anche la pastorizia e la raccolta dei prodotti del sottobosco», dice Marciano. Non di rado gli incendi cosiddetti di interfaccia poi, sono causati per accaparrarsi i successivi lavori di somma urgenza di ripristino dei costoni.
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