Senza sezioni e segretari, il Pd si affida ai commissari. Metà dei circoli senza guida e niente sede in 28 comuni e in 13 quartieri della città
Fonte: Fulvio Scarlata da Il Mattino
Senza sedi, senza segretari o proprio senza nulla: la diagnosi del Pd della provincia è la cartina di tornasole del disastro politico in cui è finito il partito. Le primarie delle monetine, la cocente sconfitta elettorale a Napoli, l'esplosione del caso listopoli sembrano quasi siano il frutto inevitabile di una gestione che ha lasciato senza un circolo i Comuni chiave della provincia e i quartieri più importanti della città, senza un segretario grandi realtà, e senza nulla interi popolosi Comuni. In più ci sono gli «uffici adesioni tesseramento» che dovrebbero garantire che gli iscritti che decideranno il prossimo congresso, assenti in ben 35 realtà. I numeri del Pd partenopeo so no impietosi. Non c'è una sede in 28 Comuni della provincia, compresi baluardi storici come Castellammare di Stabia, o interi territori, dalle isole alla costiera sorrentina, come i popolosi centri urbani di San Giuseppe Vesuviano, San Gennaro Vesuviano, Ottaviano, Terzigno, Palma Campania. Sono senza un punto di riferimento anche 13 sezioni di Napoli, da Posillipo al Porto a Secondigliano e perfino in quello che un tempo era il fortino di Ponticelli. In queste zone manca la sede, invece ad Arzano, Crispano, Massa Lubrense e al quartiere Porto a Napoli non c'è proprio nulla.
L'indice di vitalità del partito è anche dato dalla vita democratica interna. Ma cinque circoli (compreso quello di Stella, e la Pompei dei grandi investimenti e Afragola della stazione dell'Alta velocità) sono commissariati, in ben 12 c'è un reggente o un facilitatore. Complessivamente in 57 dei 119 circoli (cioè quasi nella metà complessiva) ci sono problemi che non favoriscono l'agibilità democratica. Se si aggiunge anche che l'ufficio adesioni per il tesseramento non esiste in 27 Comuni della provincia e in 8 quartieri di Napoli, il quadro è completo. Tale da giustificare la domanda di Antonio Bassolino all'assemblea provinciale di sabato: «Siamo sicuri che le tessere non siano come le firme false?». E l'ironia di Antonio Marciano, che per primo ha snocciolato questi numeri del Pd provinciale: «Ci vogliamo aprire alla società, ma m queste condizioni siamo lontani mille miglia dai territori». «Ormai Carpentieri è nel ridicolo - attacca Gianluca Daniele di Sinistra riformista - già dopo le elezioni a Napoli avrebbe dovuto prendere del risultato e andare via senza aspettare listopoli. La linea di andare a congresso con un gruppo dirigente nuovo è condivisa anche da Mario Casillo, quindi azzeriamo tutto il gruppo dirigente e affidiamoci a un commissario di garanzia scelto con modalità condivise. E poi stabiliamo regole certe per il tesseramento. Poi il congresso sceglierà la linea e il nuovo segretario». «Visto che c'è il congresso nazionale, di fatto il segretario provinciale e quello regionale sono di per se dimissionari – spiega Leonardo Impegno - dobbiamo eleggere degli organismi di garanzia peri il congresso. Poi dobbiamo affrontare il problema di individuare regole innovative, diverse, per evitare il rischio di un congresso solo sui numeri e non sulle idee. Perché le attuali regole non evitano lo scontro sul tesseramento». «A Napoli e in provincia il Pd non esiste più - insiste Luisa Bossa - ci sono solo personaggi con un certo seguito personale. Per questo è necessario stabilire modalità nuove sul tesseramento e cercar consenso su prospettive e piattaforme politiche. Altrimenti continueremo a vedere correre al capezzale del Pd, ognuno con la ricetta, proprio quelli che finora non hanno fatto nulla per curare il partito».
Nessun commento:
Posta un commento