di Alessandro Dal Piaz da La Repubblica Napoli Dunque, c'è il rischio di un nuovo scempio urbanistico in Penisola Sorrentina, come ben documentato da Mariella Parmendola su queste pagine. I motivi di preoccupazione sono veramente seri e numerosi. Esistono oggi un ospedale a Sorrento ed un altro a Vico Equense: il nuovo a Sant'Agnello dovrebbe comportarne la chiusura. Le comunità locali sono già sul piede di guerra: se esse dovessero prevalere, tre ospedali in 12 km costituirebbero ben più di uno spreco. Se invece quello di Sant'Agnello restasse davvero l'unico, al servizio di oltre 100mila abitanti (e di centinaia di migliaia di turisti), si presenterebbero serissimi problemi di accessibilità. La Circumvesuviana brilla di continuo nelle cronache per inefficienza e incidentalità, e in ogni caso non serve né Massalubrense né la Costiera di Amalfi. Mobilità su gomma, quindi, sulle SS 145 e 163, fra le più congestionate del Paese. Né con lo studio di fattibilità né con il progetto è stata sviluppata alcuna analisi/proposta trasportistica, come ha eccepito la Città Metropolitana. E da anni Antonino De Angelis, del Centro Crawford, ha argomentato tutte le fondate obiezioni alla proposta. Incuranti delle quali la Regione si è espressa a favore di una modifica del Put approvato con la legge regionale 35/1987, la Soresa ha fatto elaborare l'architettonico definitivo, la precedente giunta comunale ha adottato la variante urbanistica.
Eppure è facile immaginare le conseguenze, non solo locali, di tanta negligenza, in particolare riguardo a traffico e parcheggi in tessuti insediativi e reti stradali già oltremodo sovraccariche. Il lotto interessato (un po' più di un ettaro) è ancora per la maggior parte occupato da agrumeti. L'ospedale lo coprirebbe invece per intero, fino ai limiti stradali: 121mila metri cubi, con un'altezza di oltre 16 metri e un indice di edificabilità più che quintuplo rispetto a quello oggi vigente. Una volumetria massicciamente imponente, un monoblocco di 5 piani con superfici equivalenti (per capirsi) a circa 80 appartamenti a piano, nel pieno centro storico. Senza autorimessa di pertinenza e con parcheggi solo per alcune decine di posti auto. Con una pista di atterraggio per elicotteri in copertura. Il Viale dei Pini - in pratica l'accesso principale, se non l'unico - insiste su un antico vallone, nei cui fianchi esistono varie cavità che si spingono localmente anche nel lotto. Da tempo il vallone è stato colmato in modo incoerente con terreno vegetale e materiali sciolti; non a caso il Psai, piano stralcio di assetto idrogeologico, lo classifica tuttora a rischio idraulico "molto elevato" (R4). Nel tempo sono stati molteplici i dissesti e gli avvallamenti della strada dovuti a cedimenti circoscritti del riempimento sottostante, ma le alterazioni climatiche ci stanno abituando a nubifragi inauditi che potrebbero determinarvi effetti ben più che catastrofici. La conferenza dei servizi decisoria convocata dalla Asl Napoli 3 Sud è stata chiusa con l'approvazione del progetto, nonostante le riserve sui trasporti della Città Metropolitana, l'assenza dell'Autorità Distrettuale di Bacino (davvero irresponsabile, dato il grave rischio idraulico nell'ex vallone) e il comportamento contraddittorio della Soprintendenza, che ha incredibilmente giudicato soddisfatta la propria precedente prescrizione circa "la necessità di disarticolare la (…) volumetria prevista in modo da non generare un volume compatto per attenuare l'impatto sul paesaggio". Nelle condizioni descritte, cosa ci si può augurare se non che la nuova giunta comunale accolga le osservazioni delle ben avvertite associazioni culturali e - saggiamente - bocci la variante allo strumento urbanistico?
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