sabato 25 aprile 2009

Eduardo de Martino: marinaio in patria, artista nel mondo

Meta - «Eduardo de Martino al Museo storico di Rio de Janeiro»: è il tema dell’incontro in programma lunedì alle ore 17, presso la Casina di Capitani, a cura di Lucio Esposito. Eduardo De Martino, pilota della marina borbonica, pur essendo iscritto a Napoli all’Accademia Navale borbonica, seguì i corsi del locale Istituto di Belle Arti, oltre a frequentare le botteghe dei più famosi pittori dell’epoca, tra i quali quella di Giacinto Gigante e Domenico Morelli. Contemporaneamente si dedicò allo studio dell’architettura navale e alla costruzione di scafi in miniatura, modelli di navi che intendeva dipingere. In giro per il mondo, giunse in America Latina, dove l’imperatore Dom Pedro II di Bragança, estimatore dell’Italia, gli commissionò una serie di dipinti di grandi dimensioni, a memoria degli scontri navali durante la guerra del Paraguay, partecipando all’Esposizione Generale di Belle Arti del 1870, dove venne premiato per due opere. Dopo aver dimorato in vari paesi del Sudamerica, nel 1876 si trasferisce a Londra, lasciando in Brasile almeno 343 quadri. Per la sua dichiarata attività artistica fu ammesso nella Massoneria come Maestro nella Loggia degli «artisti o Fratelli d’ingegno». Per effetto delle credenziali offerte dal rappresentante dell’imperatore Dom Pedro, fu poi accolto presso la Corte britannica e strinse solidi legami con il mondo armatoriale e assicurativo più esclusivo del Regno Unito, prendendo parte a tutti i viaggi per mare e ad ogni manifestazione navale della Corte, lasciando negli archivi del Castello di Windsor una cospicua mole di albi e cartelle di disegni a documentazione di quegli eventi. La sua fama è attestata da numerose onorificenze britanniche italiane. Artista poliedrico, eccelse in tutti i campi dell’arte pittorica, dal guazzo all’acquerello al pastello all’olio, e si calcola che abbia prodotto, in oltre quarant’anni di attività, circa 2.500 quadri a olio. A Buckingham Palace ci sono suoi quadri della battaglia di Trafalgar. Nell’indicazione della data è scritto Sorrento perché all’epoca erano stati unificati tutti i comuni della parte nord-ovest della penisola (Meta, Piano, Sant’Agnello e Sorrento). (Antonino Siniscalchi il Mattino)

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