domenica 27 novembre 2022

Non guardo questo mondiale

Lorenzo Marone
Granelli di Lorenzo Marone La Repubblica Napoli 

Io il mondiale non lo guardo. E non perché non c'è l'Italia (ormai siamo abituati), perché è l'unico modo che ho per protestare, prima ancora che contro un Paese omofobo, che non rispetta i diritti umani, schiavista e fondamentalista, con la Fifa , che in nome del dio denaro permette tutto ciò. Le partite non le vedo, ma vedo ciò che accade fuori dal campo, e me ne compiaccio. Vedo che lo sport è tornato, come spesso ha fatto nella storia, a essere d'esempio, a esporsi per le minoranze, per i diritti calpestati, contro i soprusi. E mi fanno pena gli atleti che invece dicono d'esser professionisti, di dover solo pensare a giocare; come se uno sportivo, un campione, non fosse prima di tutto un uomo del mondo, con il suo credo, come se il calcio fosse qualcosa d'estraneo alla società. Ogni nostro gesto, ogni scelta che compiamo, o che non compiamo, è una decisione politica. I giocatori della Germania l'hanno capito, e si son fatti fotografare con 1a mano sulla bocca per protestare contro questi mondiali tristi, dove tutto è censura, dove non si vogliono le donne, e nemmeno le fasce arcobaleno alle braccia, mondiali assegnati con le bustarelle, per i quali tanti lavoratori han perso la vita. Lo ha capito persino un'azienda, uno sponsor, La Hummel, che ha tolto il suo marchio dalla maglia della Danimarca, non volendo essere associata all'evento.


 

Questa coppa senza senso l'hanno già vinta i giocatori dell'Iran, per quel che mi riguarda, perché prima della carriera ci sono gli esseri umani, le libertà fondamentali, ci sono le donne schiavizzate da un regime. Anche star internazionali hanno rinunciato a compensi milionari, la Fifa invece si è inchinata ai soldi. Cosa vogliono che sia il calcio, l'esibizione del potere economico contro il quale nulla può, nulla ha più valore? Ah, se ci fosse ancora il nostro grande Diego, lui che aveva capito prima di tutti, quante ne direbbe! Lo spettacolo stavolta non deve andare avanti per forza. E se va avanti, io non lo guardo. Io aspetto d'andare al Maradona, in uno stadio azzurro e vociante, pieno di famiglie che con la fatica del lavoro d'una settimana hanno comprato i biglietti per portare i figli a vedere un dribbling di Kvara. Quello è il calcio, signori miei, non il vostro mondiale.

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