lunedì 29 luglio 2013

La Città di Plastica

Agerola - Mercoledì 31 luglio il cartellone del festival Agerola sui Sentieri degli Dei prosegue a Palazzo Acampora con Claudia Campagnola che dà voce a tre donne incontrate dalle cronache dei nostri tempi dalla giornalista Silvia Resta. In Città di Plastica per la regia di Norma Martelli Neda, Hanifa e Rose raccontano dall’Iran, dall’Afghanistan e dal Kenya il dolore di chi ancora oggi non può scegliere della propria vita, ma anzi viene costretto alla schiavitù. “Uno spettacolo – spiega il sindaco di Agerola Luca Mascolo - che sa essere leggero come una carezza, pur raccontando un tema attuale e delicato come quello della violenza sulle donne, e che per questo ho voluto inserire nel cartellone di questa seconda edizione del festival”. Neda Salehi Agha Soltan è la studentessa uccisa a Teheran durante le proteste divampate dopo le elezioni presidenziali di Ahmadinejad del 2009 e barbaramente represse dal regime. Grazie alla diffusione di un video amatoriale che ne ha documentata la morte, il suo nome è velocemente diventato un grido di protesta in tutto il mondo, scandito dagli oppositori al regime. In persiano Neda significa "voce" o "chiamata" e per questo il suo nome è diventato la "voce dell'Iran" e il suo volto, un simbolo di tutti i manifestanti per la democrazia. Volti sofferenti e sguardi di paura, sono quelli della schiavitù in cui sono ridotte, poco più che bambine, le donne afgane vendute dai loro padri a mariti troppo vecchi, troppo violenti. È lo strazio di migliaia di giovanissime ragazze che per sfuggire ai matrimoni combinati, scelgono di darsi fuoco.
 
Si cospargono di benzina e si bruciano, come Hanifa, la seconda protagonista dello spettacolo. Alcune muoiono, altre finiscono ustionate a vita. È la loro dannata strada per la libertà. L'ultima storia arriva dal Kenya e parla di Rose, che ha lo stesso nome delle rose che taglia nelle serre sul lago Neivasha. Le giovani tagliatrici, prive di qualsiasi protezione, sono costrette, per pochi dollari, a respirare polveri tossiche e concimi killer dieci ore al giorno, sotto i teloni trasparenti a più di quaranta gradi. Una città di plastica sorta per il profitto delle multinazionali, che produce tumori e fiori. Fiori che finiscono in occidente, comprati e scambiati come simbolo d'amore.

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