Vico Equense - “Vico, una città senz'anima”, è l’analisi che fa il pittore Giovanni Manganaro. In una lunga intervista, in edicola da oggi sul settimanale Agorà, l’artista vicano parla di cultura negata, e di una città dedita soltanto alle “pappatorie”, citando Re Ferdinando II di Borbone, detto Franceschiello, che avrebbe teorizzato che per ben governare un popolo occorrono le tre “F”: “Festa, Farina e Forca”. Insomma, potremmo dire “panem et circenses” che, si badi, non è sempre un male in assoluto, ma che non deve essere l’unica cosa che si fa. Nel colloquio con l'intervistatore, Manganaro si sofferma su alcuni punti. Il Museo dedicato al pittore Antonio Asturi, chiuso per anni, utilizzato solo per matrimoni e non valorizzato. Sull' Antiquarium, mai pubblicizzato. Il Museo dell’ex Cattedrale, ignorato. La Cappella giottesca a Massaquano, chiusa. Lo spazio De Stefano non ancora allestito dopo più di 10 anni. Le opere dell’artista e scultore Michele Attanasio, dimenticate. “Con la cultura non si mangia” scolpiva lapidaria una frase attribuita ad un noto ministro di qualche anno fa. Eppure, sostiene Manganaro, se si mettessero in rete e si valorizzassero questi siti, ci si potrebbe aprire a segmenti di mercato turistico interessanti. L’artista vicano si sente sfiduciato, e apre un altro capitolo: i lavori di riqualificazione che stanno interessando il centro storico di Vico Equense. “Basoli rimessi storti e ciottoli di epoca romana spariti nel vicoletto del Castello”. “Di questo passo – conclude le sue osservazioni – Vico Equense non avrà più un’anima. Anzi, dico: l’anima di Vico già non c’è più. E’ questo che avvilisce.”

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