Vico Equense - Oggi, 23 settembre 2025, saranno 40 anni dall’omicidio di un giovane cronista che scriveva di camorra. Era Giancarlo Siani. La sua uccisione fu ordinata dal boss di Marano Angelo Nuvoletta. Il motivo dell'assassinio fu un articolo a sua firma del 10 giugno 1985 in cui Siani informò l'opinione pubblica che l'arresto del boss di Torre Annunziata Valentino Gionta era stato possibile grazie a una soffiata degli storici alleati Nuvoletta, che tradirono Gionta in cambio di una tregua con i nemici casalesi. Al quotidiano Il Mattino faceva riferimento alla redazione distaccata di Castellammare di Stabia. Pur lavorando come corrispondente, da giornalista frequentava stabilmente la redazione stabiese. La sua morte è stata il peggior delitto di camorra di sempre, così testualmente definito in un’aula di giustizia. Perché quel delitto è stata la sfida alla democrazia, alla libertà di espressione e di informazione. La barbara uccisione è avvenuta il 23 settembre del 1985. Ricordo con grande emozione il giorno in cui è stata intitolata la piazza a Giancarlo Siani. Un simbolo di legalità sul nostro territorio. Era il 21 settembre di sette anni fa, quando Vico Equense ha voluto rendere omaggio al giornalista dedicandogli la piazza principale, quella dove ha sede il municipio. Fu una grande festa. Parteciparono in tanti: docenti, alunni, istituzioni, giovani. Il fratello Paolo in quell’occasione disse. "Da oggi vi affido Giancarlo". A Vico Equense il giovane cronista ha vissuto gli anni più belli della sua vita, quelli con la fidanzata di allora, Daniela.
Un ragazzo che tutti ricordiamo col suo sorriso migliore, l’aria sbarazzina su quella Mehari diventata simbolo di una morte crudele e ingiusta. La passione per il suo lavoro lo indusse a raccontare, senza mediazioni, ciò che accadeva a Torre Annunziata, andando oltre le mere notizie e cercando di analizzare le interdipendenze tra camorra e potere fino a giungere alla consapevolezza della “camorra come fenomenologia di potere”. Giancarlo Siani ha pagato con la vita la sua voglia di raccontare la verità. Il suo sacrificio, però, non è stato vano, perché è diventato un simbolo positivo per noi adulti e, soprattutto, per tanti adolescenti che nemmeno l’hanno conosciuto. Non dimentichiamo questo simbolo e questa piazza.

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