sabato 27 settembre 2025

Vico Equense. In ricordo dell'amico Giancarlo Siani

di Umberto Celentano

Vico Equense - In questi ultimi giorni non solo in Campania, ma sui mass media di tutta Italia, si ricorda il collega Giancarlo Siani ucciso dalla Camorra con il beneplacito dei più alti esponenti della Mafia, a pochi passi da casa nella serata del 23 settembre 1985. Quarant’anni che in un mondo sempre più smart sembrano più di un secolo, sia nella vita quotidiana che soprattutto in quella dell’informazione, i cui ritmi erano totalmente differenti, cadenzati anche dalla assenza dei cellulari, figuriamoci di tablet, smartphone e delle loro applicazioni. Giancarlo era un collega che conobbi prima del suo approdo a “Il Mattino”, giornale a cui collaboravo dal febbraio 1979 in qualità di corrispondente da Vico Equense. Lo conobbi nelle vesti di una delle colonne del mensile “Il Lavoro del Sud”, periodico molto diffuso nell’ambito del sindacato CISL, grazie allo spirito imprenditoriale di Francesco Pinto, ancora attivissimo nei nostri giorni come direttore di ASMEL. Al periodico collaboravano giovani, poi negli anni diventati validissimi professionisti come Guelfo Fiore e Bruno Bisogni, solo per citarne alcuni. L’Hotel Aequa di Vico Equense era, all’epoca, un punto di riferimento per le attività congressuali della Cisl, con incontri anche di portata nazionale. In questo albergo vicano nacque la nostra amicizia.

 

Dopo non molti mesi Giancarlo divenne corrispondente per “Il Mattino” da Torre Annunziata. Ripercorrere la sua intensa ed entusiastica attività in questo ruolo sarebbe ripetitivo, visto le centinaia di articoli e commenti che in questi giorni, e fortunatamente non solo in essi, si susseguono in docu-film, postcast, articoli, inchieste, ed altre forme comunicative. Invece, mi piace ricordare Giancarlo come amico ed “innovatore nella comunicazione”, almeno per le nostre zone. Nel 1984 dalla constatazione dell’efficacia comunicativa dei periodici-manifesto, i cosiddetti “tazebao”, molto diffusi e notati in grandi città, propose di creare un prodotto di tale fattura, formato 50x70 dal nome “Weekend”. La sua diffusione era gratuita, da apporre in bar, stazioni ferroviarie e di servizio, vetrine di negozi ed altri luoghi pubblici, per fornire informazioni utili: orario treni e bus, programmazione cinematografica, turni farmacie, numeri e indirizzi di servizi collettivi, recapiti banche, eventi, happening-mostre. Il tutto si reggeva sulla pubblicità di sponsor privati di Vico, Sorrento, località limitrofe e di enti pubblici, come la Comunità Montana della Penisola Sorrentina e l’allora USL 36 della Costiera, quest’ultima per la campagna antidroga con i recapiti del Centro Tossicodipendenza operativo a Sorrento. “Weekend” fu un successo. Riuscimmo a soddisfare un pubblico affamato di informazioni sulla vivibilità quotidiana. Giancarlo ideò il nome e soprattutto disegnò il gabbiano posizionato in alto tra le due parole della testata. Era bravo anche come disegnatore e grafico. Il settimanale riuscì anche ad assicurare risorse finanziarie a “Il Lavoro nel Sud”, la cui società editrice dava alle stampe a Napoli il manifesto-settimanale che il sottoscritto e Giancarlo diffondevamo per l’area di Vico Equense utilizzando spesso la sua Mehari. A Moiano, uno dei piu' estesi casali equani, il nostro " settimanale del tempo libero" veniva affissi nella pasticceria-gelateria del compianto Antonino Massa, pioniere della atletica leggera in penisola sorrentina con la AGAF Moiano, prima società della campionessa europea Maria Guida. Ricordo che in una delle nostre tappe settimanali Tonino volle farci assaggiare con orgoglio la sua ultima creazione, il gusto “Puffo”, dal tipico colore blu ispirato ai popolari personaggi del cartone animato. Fuori dal locale, sorridendo Giancarlo commentò: “Non avrei mai pensato di mangiare un gelato con questo nome”. Sempre a Moiano è legato in via indiretta un altro suo ricordo. Avevo ricevuto in dono per il mio matrimonio, al quale intervennero anche Giancarlo, Francesco Pinto ed altri colleghi, un alto e rigoglioso Ficus. Avevo il problema di trasportarlo dal centro di Vico alla mia residenza collinare per posizionarlo nel giardino della mia nuova dimora. Chiesi a Giancarlo la sua collaborazione e, dopo essere riusciti a posizionare la pesante pianta sulla Mehari , effettuammo il suo trasporto: lui al volante ed io a sorreggere in piedi il ficus. Nelle curve di via Raffaele Bosco, sebbene legato in qualche modo alla vettura, il Ficus rischiava di abbattersi a causa dell’altezza e dell'asimmetria della sua chioma. Naturalmente in oltre tre chilometri di tragitto tra centro urbano e casa il nostro passaggio non passò inosservato, tra batture di amici, pedoni e automobilisti. Tra noi scherzavamo: “Sembriamo i protagonisti di un film di Tarzan”. Raccontai questo aneddoto diversi anni dopo la morte di Giancarlo a Nora Rizzi, preside della scuola media “Filippo Caulino” di Moiano. A lei si deve l’intitolazione a Gragnano, nonostante i tempi non fossero ancora maturi come ora, della scuola che porta il nome di Giancarlo Siani. Si entusiasmò e ricordo che una pianta-talea di questo Ficus fu ritirata a casa dal professore Ernesto Cuomo, primo collaboratore della preside, per essere poi collocata nell’area esterna della scuola di Moiano in onore di Giancarlo. Pochi anni dopo la tragica scomparsa ricordai, alla presenza di tutta la Comunità scolastica, la storia della nostra amicizia, le conversazioni su temi professionali e sportivi (Maradona era giunto da poco a Napoli), in una delle sue prime commemorazioni pubbliche effettuata nell’istituto di Moiano con la presenza di Paolo Siani invitato della preside Rizzi. Martedì scorso, durante la cerimonia in ricordo di Giancarlo promossa dall’Amministrazione Comunale di Vico Equense, Alberta Maresca, attuale dirigente della “Caulino”, mi ha confermato che il "Ficus di Giancarlo” è ancora lì. Infine, un ricordo di Giancarlo come collega de “Il Mattino”. Il 16 Marzo 1984 passò per Vico per andare insieme alla cena organizzata da “Il Mattino”, promotore Antonino Pane, vice capo della redazione, per festeggiare in un ristorante di Sorrento il primo anniversario della redazione di Castellammare di Stabia diretta da Mino Joakim. Allora gli articoli si portavano spesso a mano scritti sulle mitiche “cartelle”. I fax sarebbero giunti tra qualche tempo. A questa cena sorrentina presero parte colleghi poi diventati grandi giornalisti come Marilicia Salvia e Goffredo Buccini, quest’ultimo tra le firme più autorevoli del “Corriere della Sera”. Buccini, romano, era il corrispondente da Capri. Dopo cena l’accompagnammo al porto di Sorrento e attendemmo con lui fino alle sei del mattino il primo aliscafo per l’isola. Nell’ estate 1985 Giancarlo stava coronando, anche se in forma non ufficiale ed ancora precaria, il sogno di un futuro e stabile rapporto con “Il Mattino”. A Vico Equense, durante l’edificazione di un fabbricato in via Nicotera, vennero rinvenuti importanti reperti greci ed etruschi. Avevo già scritto per il giornale delle scoperte, ripercorrendo anche le fasi pluridecennali della campagna di scavo nella Necropoli pre romana. La Soprintendenza Archeologica di Napoli con un comunicato aggiornò gli organi di stampa dei ritrovamenti delle ultime ore. Ero fuori Vico per impegni, i cellulari non erano stati ancora inventati, e al rientro serale a casa mia moglie mi passò al telefono Giancarlo che mi preannunciò l’uscita di un suo pezzo su “Il Mattino” relativo alle ultimissime scoperte archeologiche. Non si poteva fare altrimenti perchè si rischiava un “buco” rispetto alla concorrenza. Mi disse, che su richiesta della redazione, aveva ripreso il comunicato ufficiale, riletto i miei articoli sull’argomento e scritto l'articolo che sul “menabò” avrebbe occupato due colonne al centro della pagina. Mi preannunciò che non c’era la sua firma: “Ho ritenuto giusto non inserirla per rispetto nei tuoi confronti”. Risposi che apprezzavo molto la sua sensibilità e amicizia (concetti ai nostri giorni spesso sconosciuti!) e che, invece, mi avrebbe fatto piacere, che il suo già notevole curriculum giornalistico, si arricchisse di un ulteriore tassello di cronaca vicana, anche perché lui a Vico era di casa. A circa 200 metri dal luogo di questi ritrovamenti è ora ubicata la nuova piazza della città equana, nell’area dell’antica piazza Mercato dove spesso Giancarlo parcheggiava la sua Mehari e oggi una stele lo raffigura ed illustra la sua attività. Un ricordo pubblico doveroso, a cui unisco il mio più strettamente privato ed amicale, che custodisco come una delle esperienze di vita più qualificanti. Su invito dell’amico e collega Gaetano Milone, in quegli anni corrispondente de “Il Mattino” da Sant’Agnello, lo faccio ora che ho raggiunto un’età in cui le 21 pagine del nostro giornale che conservo, edite tra il 1981 e 1985, dimostrano tutti i loro attempati anni di stampa. Le custodisco perché in esse compaiono sia la mia firma per gli articoli da Vico Equense che quella di Giancarlo Siani per i suoi “pezzi” da Torre Annunziata. Pagine oramai ingiallite, ma che mi piace pensare come fresche di stampa e che accompagneranno per sempre la memoria di un amico sincero. 

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