martedì 29 gennaio 2013

Penisola Sorrentina: cosa serve veramente per il contrasto alla criminalità

di Amalia Durazzo

In questi giorni si è fatto un gran parlare delle questioni che riguardano la criminalità in Penisola Sorrentina e delle possibili iniziative da intraprendere. Per la verità, sono mesi che serpeggia una viva preoccupazione nella coscienza dei nostri cittadini per il ripetersi di episodi i violenza finora sconosciuti o, quantomeno, rari nei nostri territori. Abbiamo assistito in poco tempo a sparatorie, accoltellamenti, morti per droga, truffe ad anziani, rapine, ecc. Tutti fenomeni che hanno messo in discussione la tranquillità e la sicurezza dei nostri concittadini. La risposta data dalle Istituzioni locali a mio avviso è insufficiente e riguarda solo un aspetto del problema, anche se quello più appariscente, ma forse il meno pericoloso per la vita economica, sociale e civile della Penisola Sorrentina. Lasciando perdere lo stucchevole ed assurdo documento approvato dalla maggioranza di destra del Consiglio Comunale di Vico Equense, in cui tra l'altro si chiede l'istituzione di un presidio del Corpo Forestale dello Stato (!), il coordinamento delle Polizie Municipali dei Comuni della Penisola, di cui si è discusso in Prefettura, mi sembra una risposta ancora del tutto inadeguata o, quanto meno, insufficiente per ottenere quel controllo del territorio che appare necessario. Servono più uomini, più mezzi, più coordinamento fra le varie Forze dell'Ordine. Ma, come dicevo, quello della sicurezza è solo un aspetto, forse il meno importante, della questione legata alla criminalità.
 
La sparatoria di camorra di ferragosto a Vico, gli arresti di taglieggiatori inquadrati nei clan camorristici, le notizie di stampa su tentativi di estorsione ai danni di aziende quali la Sarim, l'interdittiva antimafia che ha colpito imprese impegnate in lavori pubblici ed in forniture per qualche Comune della Penisola, le notizie pubblicate dalla stampa relative ad alcuni parcheggi interrati impongono una riflessione ed una iniziativa più profonda. Il tema delle infiltrazioni della malavita è molto più complesso di quello che si vuole far credere. Come ha detto giustamente il procuratore distrettuale antimafia dott. de Raho "Non esistono più zone che possano dirsi incontaminate". Il tentativo di minimizzare o negare questi fenomeni, come fatto da alcuni Sindaci della Penisola, invece di affrontarli di petto, può rappresentare un errore mortale per l'economia ed il tessuto sociale di questo territorio. Lo stesso Magistrato ha dichiarato "laddove c’è meno preparazione alla reazione, è tanto più facile che si infiltri la criminalità". Ben venga un maggior controllo del territorio da parte delle Forze dell'Ordine, ma io credo sia necessario tenere in grande considerazione il monito del Procuratore de Raho, che di queste questioni è sicuramente esperto, e farne tesoro. In questa direzione, mi sembrano urgenti alcuni provvedimenti. Tra questi: 1) l'immediata apertura di uno sportello anti-racket ed anti-usura, sulla scorta di quanto fatto con successo in altri territori con una storia di lotta alla camorra molto più lunga e tormentata della nostra, con il sostegno di ANCI e Federazione Antiracket Italiana. Dove sono stati costituiti questi sportelli hanno dato un contributo determinante alla definizione del problema ed un supporto indispensabile agli imprenditori per rompere le catene del ricatto e dell'omertà. 2) la riforma della legge regionale sui box interrati. Così com'è oggi quella legge può rappresentare obiettivamente un'attrattiva per capitali di dubbia provenienza, oltre a rappresentare uno strumento per infliggere ulteriori ferite al paesaggio della Penisola Sorrentina. 3) l'utilizzo da parte delle amministrazioni pubbliche della stazione unica appaltante della Prefettura, in modo da evitare qualsiasi forma di ingerenza delle organizzazioni criminali nelle opere pubbliche. Ovviamente, servono poi interventi che siano di sostegno vero alle attività economiche virtuose, nel campo del turismo, del commercio e delle opere pubbliche. Ma ciò riguarda ovviamente un'idea complessiva di governo del territorio che le amministrazioni comunali della Penisola Sorrentina fino ad oggi non hanno dimostrato di avere.

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