sabato 17 agosto 2013
SCREENS
Sorrento - Una mostra di opere, quasi tutte dell'ultima produzione di Bavenni, è ospitata, col patrocinio del Comune di Sorrento, negli accoglienti spazi del Chiostro del Conservatorio S. Maria delle Grazie. L'avvenimento non mancherà di suscitare la doverosa attenzione, sia per le opere, magistralmente eseguite, (ma questo è sicuramente scontato, per quanti seguono l'arte di Bavenni) che per l'allestimento della mostra, che presenta architettonicamente pannellature in cartone ondulato(materiale proveniente dalla raccolta differenziata dei comuni campani), realizzate appositamente dalla Sabox, azienda che si è specializzata nella produzione e progettazione di packaging e non solo, tanto da offrire una vasta gamma di prodotti personalizzati e di alta qualità.
Dal testo di Franco Cuomo di introduzione alla mostra:" ...la pittura di Lello Bavenni di oggi è profondamente influenzata dall’attualità Screens, già nel manifesto e nel nome, fa intuire il rapporto profondo con gli schermi del computer, mentre i colori brillanti propongono paesaggi onirici, paesaggi in cui Vico Equense è sempre presente ( o quasi), nei quali Bavenni indugia in manipolazioni cromatiche che, restituiscono al luogo rappresentato il valore di pura immagine. Resta il fatto che la pittura di Lello Bavenni è sempre attratta da giochi prospettici anche là dove, alcuni lo vogliono surreale . Io sono convinto che, anche in questa trasformazione coloristica intensa, questo abbandonarsi ai colori acidi dei pixel degli screen sever, Lello Bavenni proponga una pittura di tradizione profondamente italiana, quella del quattrocento soprattutto, e questo, a mio avviso ne determina la serietà della sua ricerca/avventura pittorica nel corso della sua vita artistica. Non ritengo Bavenni una surrealista né tanto meno un metafisico soprattutto in questa ultima fase della sua pittura, penso invece che il suo lavoro sia puntato sulla graduale dissoluzione di un tema che lui prende in osservazione e la comparazione che fa con altre immagini familiari riprese solitamente dalla storia dell’arte. Questo suo artificio, a mio avviso, mette in risalto la relazione fra invenzione e realtà, tra l’arte oggettiva, l’opera, il quadro, e l’oggetto che spesso risulta essere prosaico nella sua quotidiana banalità ( lo stesso paesaggio) ma che però gli rassomiglia in maniera prodigiosa, completamente trasfigurato dalla sintesi cromatica o, da una particolare prospettiva di sogno: definirei Bavenni, onirico più che surreale e meno che mai metafisico. La sua pittura e questi screens, riprodotti su tele e drappi ci trasportano in una dimensione lontana dalle immagini stereotipate, contribuendo sempre all’arricchimento personale di un estetismo mai lezioso. E’ questo il segreto manifesto dell’esperienza pittorica del maestro Lello Bavenni : l’esperienza appariscente di uno svolazzo/onda illeggibile – nel senso di non spiegabile- chiarisce il messaggio intrinseco del quadro che deve essere interpretato come una specie di cocktail di elementi pittorici che riecheggiano , ma non imitano, gli apparati iconici degli schermi a luce fredda dei nostri computer."
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