mercoledì 25 ottobre 2017

Le donne silenziose

di Filomena Baratto

Vico Equense - A volte si incontrano donne misteriose, senza alcuna mimica facciale, pallide, con le mani una sull’altra in segno di rassegnazione, completamente assenti. Oltre all’espressione del viso non ci sono elementi per capire che soffrono. Di certo il silenzio è una forma di protesta e di estraneità da una realtà che fa paura. Anzi, il loro precipuo dovere è quello di mostrarsi come persone comuni, a cui tutto fili liscio come l’olio. Sono donne senza sorriso, con lo sguardo fisso, senza entusiasmo. Scivolano tra la gente, non si soffermano con le altre o a parlare e se lo fanno sono sfuggenti. Vanno solitarie per la strada, nei luoghi pubblici, a far la spesa, in chiesa. Stanno continuamente meditando, in effetti riflettono sulla loro vita piatta, fatta di paura e di stenti, tra il far quadrare il bilancio familiare e non lamentarsi visto che non sarebbero credute. A un maggiore approfondimento si evince il motivo per cui sono silenziose: hanno accanto uomini cupi, a volte volgari, tuonanti in casa e fuori, che cercano il pelo nell’uovo, stanno sempre a sentenziare e hanno da dire su tutto, talvolta offendono senza freno. Forse li avrebbero già lasciati, se avessero potuto. Sono uomini che portano uno stipendio, rappresentano i pantaloni di casa e dovrebbero essere l’esempio per i figli. Le donne silenziose sono troppo remissive e permissive nei confronti di questi uomini, nella speranza di un cambiamento. Aspettano che qualcosa sopraggiunga a toglierle dalla paura e dall’ umiliazione che le fa vivere come in trincea. Ma se i cambiamenti non avvengono mai, si tira a campare assecondando tempi e modi, lasciando che la vita passi silenziosa come i loro occhi. Queste donne sono abituate a cavarsela da sole, senza però rafforzarsi.
 
La loro fragilità è nell’idea che poi tutto si aggiusti e che l’amore racchiuda anche una dose di violenza come quella cui sono sottoposte. Conoscono i tempi dei loro uomini, le motivazioni dei maltrattamenti e sanno che non la smetteranno mai. Trattare male significa avere una comunicazione traballante, un dialogo inesistente, un prevaricare sull’altra costantemente umiliandola di continuo. I motivi per cui gli uomini delle donne silenziose sono così, sono tanti, a cominciare da una mancanza di stima in se stessi, a un sopravvalutarsi, all’ignoranza, fino ai vizi che sottomettono l’uomo. Quando la stima cala, la rabbia monta e possono volare mani e oggetti e poi giustificare il tutto con la serie di “se l’è cercato”. E poi non si contano i lividi, le escoriazioni, le bruciature anche per la distrazione, e quella mancanza di aria che si avverte continuamente, con sospiri e affanni visto che dell’oppressione ne rispondono i bronchi e i polmoni, come se mancasse il respiro. Hanno sempre un colpo di tosse stizzoso che non si sa, se sia più allergia o tic nervoso. In queste condizioni ogni giorno porta la sua croce ed è uguale a un altro. Vogliono fare in modo che i figli non sappiano e anche se sapessero, sempre bene non rompere gli equilibri e magari sentirsi dire che a causa loro la famiglia è andata a rotoli. Questa è la condizione peggiore per una donna, quando mortificata, non si sottrae all’altro diventando sua complice e non più vittima, credendo di vivere una vita normale a tutti costi, ma che è già finita da un pezzo. Queste donne andrebbero aiutate, si avvelenano lentamente fino a somatizzare malesseri, ad assuefarsi a stili e comportamenti di vita non normali, a fare buon viso a cattivo gioco di mariti che sono più padroni che uomini. In una famiglia dove si vive un rapporto in forma distorta, non si può sperare che le altre cose brillino. I figli recepiscono questi stati d’animo e diventano dei tiranni. Sono donne spente che più che vivere, vegetano. Hanno bisogno di scosse, di sapere che ci sono, di essere volute bene. Ma quanto costa il bene? Ogni volta bisogna conquistarselo, credendo che dando sempre di più l’altro non possa che volerci bene. Ma la teoria è errata, non è matematica e forse anche inversamente proporzionale. Un uomo violento non è mai un buon marito e un buon padre, soprattutto non è mai un buon esempio e, lasciargli campo libero, e solo temendolo, è il peggior modo di contrastarlo. Non bisognerebbe mai dargli la possibilità di reiterare le violenze con cui spegne gli occhi della donna. E una donna dovrebbe sempre ribellarsi a un uomo del genere. La forza di contrastare certi atteggiamenti che ancora vivono indisturbati, oggi è possibile se si denuncia chi continua a farci del male. E’ necessario anche per i figli che assimilano silenziosamente atteggiamenti omertosi e altri violenti che faranno propri da adulti o tramuteranno in altri più pericolosi. Quando si vive così silenziosamente per avere in casa già chi fa troppe violenze, non è mai un bene. Il silenzio va spezzato, le difficoltà vanno affrontate con persone che possono aiutare, parlandone. Anche il sapere non basta per aiutare chi si trova in queste situazioni, se non se ne parla. Non esiste che la famiglia diventi un covo pericoloso in nome di un’ istituzione che in questo modo ha finito la sua funzione. Quando un aspetto non va più per il verso dovuto, anche l’istituzione viene meno e non assicura più quelle finalità per le quali era nata. A volte anche il silenzio è una violenza. Si risponde col tacere quando si è feriti dentro e non va più di parlare con chi non vede la nostra sofferenza. La famiglia non è solo mantenere pulita la casa, mangiare a pranzo e cena e lavare i panni e accudire i figli. E’ un’armonia che c’è se tutti i componenti sono strumenti accordati, altrimenti è meglio non stridere, potrebbe ledere tutta la nostra vita. Non resterebbe che sopravvivere!

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