Villa Simpliciano, Meta |
Meta - «Non abbiamo i soldi per fare la spesa nè per pagare benzina e bollette. Così non possiamo andare avanti»: il personale di Villa Simpliciano, la residenza sanitaria che offre assistenza ai pazienti psichiatrici, è sul piede di guerra. Il motivo? I 27 dipendenti della struttura attendono il pagamento di sei interi stipendi, quattro tredicesime più differenze retributive sulle varie mensilità maturate da novembre 2014. La vicenda è stata al centro di un teso faccia a faccia tra i vertici della società titolare della residenza, che hanno annunciato l'imminente pagamento dello stipendio di aprile 2017 e i lavoratori, decisi a confermare l'attuale stato di agitazione. «Chiederemo a prefettura, Comuni e Asl di intervenire per rimuovere le cause di questa assurda situazione», annunciano Antonio Cascone e Franco Reale, sindacalisti rispettivamente di Fsi e Cisl. All'origine del caos ci sono le inadempienze degli enti locali. La legge infatti, stabilisce che il 30 per cento della retta per ciascun paziente sia versato dal Comune di residenza di quest'ultimo. La restante parte invece, tocca all'Asl. Ed è qui che sorge il problema: nel corso degli anni, molti Comuni non hanno onorato i propri impegni contribuendo così al dissesto che impedisce ai vertici di Villa Simpliciano di pagare regolarmente i dipendenti. «Una situazione precaria - fanno sapere i sindacati - che in Campania caratterizza altre quattro residenze sanitarie». Dal canto suo, l'Asl ha tentato di rimediare garantendo pagamenti più regolari e attivando la procedura, introdotta dalla Regione a fine 2016, che consente alle aziende sanitarie locali di anticipare le somme dovute dai Comuni: sforzi vanificati da un dissesto ormai ventennale. Ecco spiegate le proteste di 27 tra operatori socio-sanitari e socio-assistenziali, infermieri, psicologi, fisioterapisti, assistenti sociali, educatori e amministrativi che nonostante le difficoltà, continuano a garantire il servizio ai 29 ospiti di Villa Simpliciano. «Per ciascun lavoratore- concludono i sindacati - abbiamo calcolato un debito medio di 20mila euro. Chiediamo a tutti gli attori della vicenda di fare la propria parte: la mancata soluzione della vertenza potrebbe portare alla chiusura della struttura, con conseguenze drammatiche non solo per i dipendenti ma anche per i pazienti e le loro famiglie».
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