di Daniela Ciampa da La Repubblica Napoli Scrivo a Repubblica perché impegnata, da molti mesi, a chiedere conto dello scandalo Circumvesuviana, a dar voce alla negazione dei diritti di migliaia e migliaia di cittadini. E perché qui posso essere compresa se chiedo banalmente: stiamo scivolando indietro di due secoli, non di uno, nella garanzia di diritti che dovrebbero essere acquisiti come un umano, degno servizio di trasporto pubblico? Chi paga le sue tasse, chi vive da cittadino onesto quale speranza ripone ancora nel funzionamento del sistema democratico che regola doveri e diritti? Sono un'infermiera professionale che lavora da oltre venti anni in un grande e tormentato ospedale del Sud, sono una pendolare che viaggia dalla zona vesuviana verso il Cardarelli, come tanti gravati da turni stressanti di lavoro. E sono anche una madre, sempre come tante, con due figlie ed una casa i cui ritmi non possono dipendere dalla fallace e irresponsabile gestione di un'azienda di trasporti, la Circum, che non sai mai se ti riporterà al lavoro, o a casa, con una, due o tre ore di ritardo. Ormai capita spessissimo, tutti abbiamo smesso di contarle: diciamo pure che si tratta di un numero insopportabile di volte, per una media metropoli, fosse pure del Sud Europa. Ieri mattina, di nuovo. Aspetto da Portici il mio treno per Napoli che arriva alle 7; naturalmente le persone in attesa sono raddoppia tè e frustrate: altri treni sono salta ti già, siamo troppi, il contagio oltretutto è sicuro.
A proposito, dopo la pandemia non c'è stato tutto un ipotizzare investimenti sul potenziamento della rete trasporti? Eccoli, i risultati: sulla pelle del povero gregge napoletano. Così il leader politico di turno ci ricorda paternalisticamente, dalla sua poltrona dorata piazzata davanti a una telecamera, che dobbiamo non mollare mai le mascherine, mentre finge di ignorare che siamo stipati per ore, a migliaia, in carri mercé addossati gli uni sugli altri. Difendendo, peraltro, la governance di questa Circum che non è palesemente in grado di gestire un servizio civile. Non so in quali altre metropoli europee nel 2022, accade che dopo una giornata di lavoro in reparto, di 12 ore, arrivi m stazione e scopri che il treno delle 20 e 45 per il quale hai rischiato una distorsione, è stata soppresso: e nessuno sa, o vuole, dirti il motivo. E si badi: io sono una cittadina di serie  dell'area vesuviana, ma certo meno sfortunata - essendo sulla linea Napoli-Sorrento dei poveri colleghi che invece abitano a Poggiomarino e che si sono visti letteralmente abolire le corse dei treni Circum fino a settembre. Ultima annotazione molto amara. Con marito, professore universitario a Luanda, in Angola, che continua a fare su e giù tra un mondo e l'altro, spesso abbiamo contestato il fatto che quel governo nazionale africano prediliga e favorisca gli stranieri a discapito dei propri connazionali. E noi, cos'è che facciamo: sopprimendo la linea di Poggiomarino? Decidendo che il diritto al trasporto di chi suda per raggiungere un lavoro e portare avanti casa valga meno del diritto sacrosanto - di chi vuole tornare a Surriento per vacanza o per far girare l'economia? Via di qui al più presto, è quello che penso. Per me è tardi: per le mie figlie no. Ma non ho ancora avuto il coraggio di dirglielo. Penso tuttavia che manchi pochissimo.
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