La testimonianza di Raffaele Lauro, Capo di Gabinetto del Ministero dell’Interno (1991-1993) e Segretario Generale di Unimpresa
Dopo trent’anni dalle stragi di mafia, consumate a Capaci e a via D’Amelio, con il martirio di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino, nonché della moglie di Falcone, Francesca Morvillo, degli uomini e delle donne delle loro scorte, il ricordo nitido di quelle ore drammatiche, dell’angoscia, della rabbia, della disperazione e del senso di impotenza, vissute in prima persona, non ti abbandona mai. Le urla, le grida, le lacrime e il dolore di quelle due tragedie si rinnovano, nella mente e nel cuore, ancora oggi, nella constatazione amara che la lotta alla mafia, anche economico-finanziaria, sembra essere stata abbandonata dalla politica e che il sacrificio di tanti eroi innocenti, vittime della criminalità organizzata, sia ormai negletto. Ecco perché condivido la scelta, quest’anno, di evitare gli ormai vuoti rituali celebrativi delle parole inutili, e di affidare la memoria di quei tragici eventi al “suono del silenzio”: alla musica immortale di J.S. Bach, eseguita dal grande violoncellista, Luca Franzetti.
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