Il Sindaco di Sant'Agnello in pole per la guida del nuovo organismodi Agorà
Sant'Agnello - Per l'Unione dei Comuni è stato avviato l'iter amministrativo
che deve concludersi con le ratifiche da parte dei consigli comunali.
Ma ormai il dato è tratto. Come
anticipato dal nostro giornale,
le sei amministrazione da Vico
a Massa hanno deciso di trasferire al nuovo organismo le competenze su mobilità, rifiuti, politiche sociali, pianificazione urbanistica, marketing territoriale, demanio e trasporto pubblico locale. In questi ambiti d saranno regole comuni per l intero comprensorio. Un passo avanti sulla strada
di un cambio di prospettiva
nell'affrontare i problemi e per iniziare a superare il municipalismo che ha sempre caratterizzato la penisola sorrentina.
Per approfondire la questione,
ed esaminare le implicazioni
politiche della scelta, abbiamo
intervistato il sindaco di Sant'Agnello Piergiorgio Sagristaní,
designato già nell'atto di indirizzo firmato dai sindaci come
futuro presidente dell'Unione. Alla sua esperienza hanno deciso di affidarsi i primi cittadini. Ma il ruolo è anche un riconoscimento a chi, tra í primi, ha
proposto di istituzionalizzare l'approccio comprensoriale ai
terni del territorio. Sindaco, dopo l'Unitá d'Italia
si disse: fatta l'Italia vanno
fatti gli italiani. Parafrasando:
fatta l'unione dei Comuni, cosa
va fatto? In questo caso la politica è, forse, un passo indietro rispetto
alle dinamiche sociali. Sono persuaso del fatto che i
cittadini della costiera vivano
già da tempo la loro appartenenza ad un'area più vasta che si chiama penisola.
Si sentono cittadini equani,
metesi, santanellesi, sorrentiní,
massesi, carottesi ma l'appartenenza è ad una koinè che si chiama Penisola sorrentina.
Quindi, stiamo ratificando già
qualcosa che esiste da tempo
nella consapevolezza dei nostri
cittadini.
A che serve l'Unione?
A ridurre i costi e migliorare i
servizi. Le economie di scala
portano benefici.
Poi, in pochi chilometri si trovano sei Comuni, impossibile
andare avanti in ordine sparso
su temi come mobilità e trasporti, anzitutto.
Un'unica pianificazione urbanistica, prevedendo dove realizzare le infrastrutture a servizio
dell'intero territorio.
In questo modo si riduce il consumo di suolo con la dislocazione dei servizi dove ricorrono le
condizioni migliori.
Inoltre, avere un unico marketing territoriale valorizza il
brand Penisola sorrentina.
Ma tutti i settori delegati: dal
demanio ai rifiuti, passando per
le politiche sociali sono destinati a far un salto di qualità.
Al di là della funzionalità e
dell'efficienza, ci sono anche
implicazioni ed ambizioni politiche alla base dell'Unione?
Certamente. La penisola, lo
abbiamo detto e lo ripetiamo,
non può essere uno dei giganti
dell'economia turistica regionale e poi un nano politico.
Dobbiamo contare di più, divisi siamo oggetto delle ataviche
predazioni esterne. Dobbiamo, invece, affermare il
nostro protagonismo.
Per farlo è necessario unità d'intenti. L'Uníone, come soggetto
giuridico espressione di 80 mila
e passa abitanti e di una economia forte, ha una capacità di
interlocuzione autorevole con
tutti i livelli istituzionali.
Su quali fronti non riusciamo
ad avere ciò che serve?
L'accessibilità alla penisola, anzitutto.
La situazione è sotto gli occhi
di tutti. Rischiamo l'invivibilità.
Va posto un argine,
Abbiamo fatto proposte al Prefetto, interfacciandoci con tutti gli operatori del trasporto su
gomma, ferro e mare.
La vesuviana va cambiata.
Cosi com'è è un problema e non
una soluzione.
Sulle vie del mare sono stati fatti
passi avanti importanti, ma serve
ancora uno sforzo.
Il transito dei mezzi pesanti sulla
statale va regolamentato.
Ma c'è anche l'esigenza di dare
una prospettiva politica a queste
ambizioni con un parlamentare
della penisola?
Passo dopo passo e con calma.
L'approccio è quello giusto.
L'Unione è una conquista importante, il resto deve venire in
modo naturale.
La penisola puó contare su Giuseppe Tito in città metropolitana
che sta facendo molto e bene.
Poi, c'è Gennaro Cinque in Regione con cui è opportuno imbastire una discussione sulle priorità del territorio da portare in
consiglio regionale.
Resta il Parlamento è vero, ultima cittadella della politica da conquistare. Abbiamo il dovere di
provarci per creare una filiera istituzionale in cui far valere gli interessi della penisola sorrentina.
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