martedì 4 marzo 2025

Il Sud rischia di non spendere tutti i fondi

di Emanuele Imperiali - Il Corriere del Mezzogiorno

Nubi minacciose si addensano sui progetti del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza che riguardano la Campania. I pagamenti finora effettuati e rendicontati, come impone l'Unione Europea, sono appena il 13%. E, considerando la scadenza dei progetti a fine giugno del prossimo anno, c'è grande preoccupazione che non si riesca a utilizzare in tempo tutte le risorse stanziate. Le aree più indietro, dal punto di vista dei fondi già spesi, sono quelle legate alla pubblica amministrazione, alla transizione ecologica, alla sanità territoriale e alla cultura e turismo. Nel Sud, e quindi anche in Campania, la maggior parte dei finanziamenti è destinata alle grandi infrastrutture, in particolare ferroviarie. Mentre per l'Alta Capacità Napoli Bari non dovrebbe esserci problemi a chiudere il cantiere entro giugno 2026, la linea ferroviaria ad Alta Velocità Salerno Reggio Calabria è in notevole ritardo. Così come marciano troppo lentamente la realizzazione di nuovi impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di quelli esistenti, le infrastrutture idriche, i progetti di riqualificazione e aumento dell'housing sociale e quelli sull'edilizia residenziale pubblica. La Campania tra i territori italiani è quella che ha fatto la parte del leone, dopo la Lombardia, avendo ricevuto circa 23 miliardi, di cui poco meno di 16 direttamente dal PNRR e altri 7 dal Fondo Complementare.

 

Ed è anche tra le regioni che hanno messo in campo la maggiore quantità di progetti, oltre 24mila, secondo il monitoraggio di Openpolis. Di questa cifra, ben 11 miliardi e 200 milioni riguardano opere infrastrutturali, 3 miliardi e 300 la scuola, università e ricerca, 2 miliardi e mezzo la transizione ecologica, 2,2 miliardi la salute, 1 miliardo e 200 milioni le imprese e il lavoro, 1,1 miliardi l'inclusione sociale, poco meno di un miliardo la digitalizzazione. Circa un quarto di questi fondi è gestito dalla Città Metropolitana di Napoli, mentre il 14% è di competenza della Regione Campania. Secondo uno studio effettuato recentemente dalla Svimez, il ritardo risulta più ampio per le Regione e più contenuto nel caso del Comune. La Città Metropolitana di Napoli è, infatti, assegnataria di 6 miliardi e 200 milioni complessivi, di cui 4,8 miliardi finanziati dal PNRR e altri 1,4 dal Piano complementare. Questi soldi sono destinati a 9.726 progetti e lo stato dei pagamenti si attesta al 15%. Le carenze di progettazione e una Pubblica Amministrazione con scarsa esperienza nella gestione di interventi complessi hanno reso più ardua la messa a terra dei programmi. Ai ritardi ha contribuito anche la scelta, che si è rivelata controproducente, di sparpagliare i fondi su troppi progetti, mentre sarebbe stato preferibile concentrarli su pochi, decisivi interventi di riqualificazione. Peraltro, le Ferrovie, che hanno seguito questa seconda strada, si stanno comunque trovando in difficoltà con il cantiere. Salerno Reggio per problemi geologici in corso d'opera, col rischio che non si riesca, per metà 2026, a fare quel collegamento veloce tra Campania, Basilicata e Calabria, fino allo Stretto di Messina. E ciò provocherebbe effetti negativi a catena, perché l'intero progetto del Ponte, tanto caro al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, ha senso solo in un'ottica di velocizzazione dei collegamenti con la Sicilia, laddove la mancanza di una linea ferroviaria rapida meridionale sul versante tirrenico finirebbe per svuotarlo di contenuto. Al punto in cui siamo, si spera che in sede comunitaria si raggiunga un accordo per procrastinare la data di conclusione dei progetti finanziati col PNRR, poiché i ritardi, per nostra fortuna, non riguardano solo l'Italia, ma anche le altre nazioni, pur se il nostro Paese è quello al quale è stata assegnata la cifra più cospicua. Dal canto nostro, l'esperienza del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza deve fungere da monito per migliorare la gestione dei progetti complessi finanziati con fondi europei. Proprio il Mezzogiorno, e segnatamente la Campania, sono riusciti negli ultimi due anni a spendere sul filo del rasoio i finanziamenti ricevuti in base al quadro comunitario di sostegno, senza perdere soldi. Ma debbono ora attrezzarsi per riqualificare i pubblici dipendenti impegnati a seguire questi interventi, sia ringiovanendoli sia formandoli in modo adeguato, così che siano in grado di avere un dialogo costante e proficuo con i funzionari addetti di Bruxelles.

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