"Se Beppe Grillo irrompe sulla scena congressuale del Pd ci sono due modi per ribattere. Il primo consiste nel dire che non e' una cosa seria. Grillo non ha nulla a che vedere con noi, e perfino la sua dichiarazione di candidatura suona piu' come un dileggio che come una proposta. Per guidare una comunita' politica occorre in qualche modo farne parte, condividerne idealita' e progetti. Un comico che sulle ali della sua notorieta' si offre come leader di un partito che non ama e a cui non crede fa fare un altro scivolone alla politica. Si tratta di una pantomima e ha fatto bene l'intera dirigenza del Pd a ricordare che ci apprestiamo a celebrare un congresso e non un happening. Il secondo consiste, facendo un passettino piu' avanti, nel mettere al bando di noi stessi ogni concessione, ogni ammiccamento, ogni indulgenza a quella demagogia triviale di cui Grillo e' campione nazionale. E qui forse il discorso si fa piu' impegnativo, meno scontato. Gia', perche' Beppe Grillo puo' permettersi di presentarsi insalutato ospite alle nostre assise perche' noi contro quella demagogia forse non ci siamo spesi abbastanza. La realta' e' che siamo ancora alle prese con le propaggini di Di Pietro. E' stata la innaturale alleanza con l'Idv che ci ha messo nelle condizioni di dover subire un certo numero di intrusioni e condizionamenti nella nostra breve vita di partito. E se ora di punto in bianco spunta Grillo, altro non e' che l'ennesima testa di un Idra populista dalle cui spire non siamo riusciti finora a liberarci. Riproporre da parte mia per l'ennesima volta la fine dell'alleanza con Di Pietro puo' sembrare quasi un tormentone. Ma il fatto e' che nel frattempo lui l'alleanza l'ha rotta davvero. Quella pagina di pubblicita' contro il lodo Alfano nel giorno del G8, e poi quella risposta tra i denti data all'appello appello per la tregua di Napolitano rendono drammaticamente evidente la distanza che corre tra noi e lui. In fondo Grillo affacciandosi alle soglie del nostro congresso non fa altro che vestire di nuove parole questo vecchio e fin troppo conosciuto fantasma. A questo punto, almeno per me, dare una risposta statutaria a Grillo significa anche dare una risposta politica ai suoi mandanti. Piu' sara' chiara, meglio sara'. E se magari ci costera' qualcosa, vorra' dire che abbiamo fatto un investimento lungimirante". Il Riformista di domani pubblichera' questo corsivo di Marco Follini dal titolo 'Tonino mandante di Grillo'. (Agi)Pd, la sfida di Bersani parte dal call center
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