sabato 20 gennaio 2018

Oltre Siani i soliti notabili


Fonte: Sergio Locoratolo da Il Corriere del Mezzogiorno

Paolo Siani è certamente un ottimo acquisto per il Pd. Personalità impegnata nel sociale, con una propria dimensione professionale ed un forte rapporto emotivo e sentimentale con la città. Un colpo perfetto di Renzi. L'unico. Perché, sempre che siano confermatati i boatos di queste ore, oltre Siani c'è poco o nulla. A quel che si legge, infatti, gli aspiranti parlamentari saranno, salvo qualche deroga e qualche atto di successione dinastica, coloro i quali hanno condotto il Pd napoletano alla disfatta elettorale e all'assoluta irrilevanza nel dibattito pubblico. E questa ininfluenza sembrerebbe essere avvalorata, da ultimo, dal sondaggio pubblicato ieri dal Corriere della Sera, che assegna ai dem in Campania un solo collegio uninominale alla Camera dei Deputati.
 
Una previsione drammatica che, se confermata, certificherebbe il declino irreversibile del partito in regione. Un evento da panico che, però, pare essere la naturale conseguenza degli avvenimenti degli ultimi anni. Messo in soffitta il lanciafiamme, era logico attendersi da Renzi un segnale forte di cambiamento, una sterzata vera e netta rispetto all'andazzo precedente. Invece, salva l'eccezione Siani, sembra ci si appresti a confermare in toto quella arrugginita nomenclatura che ha sin qui dato pessima prova di sé. Nella evidente speranza che i vecchi capibastone riescano ancora, in un ultimo sussulto d'orgoglio, a dimostrare di essere capaci di raccogliere le messi di voti di qualche tempo fa. Il che, è ovvio, non sarà. Essendo mutati, nel giro di pochi anni, i rapporti di forza, le tendenze, la composizione sociale, la natura, le esigenze e i bisogni di quel che resta dell'elettorato più attivo. Inoltre, se Paolo Siani rappresenta l'immagine migliore che il Pd può offrire di sé in un momento di massimo impoverimento delle culture politiche nei partiti, ne evidenzia pure le contraddizioni e i limiti. In primo luogo, di indirizzo politico. Infatti, a più riprese Siani si è espresso chiaramente in favore dell'operato amministrativo di de Magistris. Mentre in consiglio comunale la sparuta pattuglia democratica, con in testa Valeria Valente, si oppone quotidianamente alle politiche del sindaco. Eppure, sembra che la Valente sia destinata ad un posto sicuro nel proporzionale, subito dietro Renzi, proprio spalla a spalla con Paolo Siani. E, dunque, appare scontato chiedersi se il Pd a Napoli sia schierato a favore o contro de Magistris. Forse nessuno lo sa o chi sa non può dirlo, dal momento che sul punto è calato l'imbarazzato silenzio dei dirigenti del Pd, fatta eccezione per il consigliere regionale Antonio Marciano. Inoltre, è lecito domandarsi quali siano, a questo punto, i criteri posti a fondamento delle scelte nella composizione delle liste, dal momento che le ipotesi m circolazione sembrano addirittura premiare gli artefici della più grande sconfitta che la sinistra riformista abbia mai subito a Napoli. Di certo, non quelli meritocratici. Altrimenti, avremmo assistito a ben altre opzioni e a ben diversi trattamenti, ai limiti dell'epurazione collettiva. La verità è che Renzi ha preferito battere ancora una volta il più comodo e meno richioso sentiero della conservazione nella gestione del partito. Ha deciso di rifugiarsi dietro i volti dei soliti noti e fidati, senza rischiare nulla. Confidando sulla capacità dei micronotabili di raccattare ancora un consenso che è più nei ricordi sbiaditi del tempo che fu che nella realtà viva dei fatti di oggi. Con ciò tradendo per l'ennesima volta la fiducia di quanti, nel recente passato, avevano confidato in lui nella speranza di scorgere quel volto illuminato e moderno, quella visione di prospettiva e di progresso, di innovazione e di rottura di cui la società politica del Mezzogiorno aveva, ed ha ancora, bisogno come il pane.

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