di Filomena Baratto
Stamattina, tra veglia e sonno, ripetevo delle parole in mente, tratte da La Congiura di Catilina di Sallustio. Come arrivano certe cose a prima mattina, non me lo spiego. Eppure alzandomi, ripetevo “veluti pecora”. Ah, ho pensato, questi sono i danni della scuola, dell’Università. Viaggiano in noi parti di studi, ripresentandosi quando vogliono o richiamate da qualche oscuro motivo. Che c’entra adesso Sallustio e la Congiura, oggi venerdì, fine settimana, mattinata già piena di programmi? Bah! Ho pensato che il caro (caro per tutto il tempo passato insieme) Sallustio avesse da dirmi qualcosa. Non credete anche voi che i morti interferiscano con noi vivi? E cosa avrà da dirmi l’autore, pensavo. Mi vestivo e mi passavano in mente i discorsi sulle coltellate ricevute da Giulia Tramontano, la donna incinta morta per mano del compagno, ennesimo femminicidio, a Senago. Trentasette coltellate, a ciel sereno, di prima mattina. Ma come si possono dare trentasette coltellate a una donna in attesa di un figlio? Nemmeno al peggior nemico! Ecco, si è rivelato Sallustio! Quando studiai la Congiura di Catilina, buttando a memoria gran parte dei capitoli, ricordo la mia meraviglia a leggere di un personaggio dalla condotta così criminosa, astuto e basso. Era ancora presto per capire che al mondo ci sono tanti Catilina Sallustio (86 a.C. - 35 a.C.), nel proemio, direttamente legato alla narrazione dei fatti, parla delle parti di cui è composto l’uomo: anima e corpo, racchiudendo in sé l’istinto alla vita proprio degli animali e l’altra che spinge a nobili imprese. Il capitolo primo della Congiura inizia così: “A tutti gli uomini, che ambiscono a essere superiori agli altri esseri animati, è opportuno che si sforzino con sommo impegno di non passare la vita nell’oscurità come i bruti, che la natura plasmò piegati a terra e obbedienti al ventre”. Svegliarmi con quel “veluti pecora” in testa non è stato proprio piacevole. In un baleno ho rivisitato Sallustio, ho ricordato Catilina, Giugurta, le Storie…
Quando ho sentito delle trentasette coltellate, ho pensato a un bruto, all’efferatezza di Catilina, alla malvagità dell’uomo, e alla descrizione di Sallustio riferendosi al personaggio: di grande forza d’animo e di corpo, ma d’indole malvagia e perversa. A costui, fin dall’adolescenza, piacquero le guerre civili, le stragi, i saccheggi, la discordia, e in tal senso modellò la sua giovinezza. Il suo corpo resistente al digiuno e al freddo, alla veglia oltre quanto sia credibile ad alcuno. Il suo animo temerario, subdolo, elastico, simulatore e dissimulatore di qualsiasi cosa, bramoso dell’altrui, prodigo del proprio, ardente nelle passioni; abbastanza di eloquenza, poco di senno. Il suo animo insaziabile bramava continuamente cose smoderate, inconcepibili, troppo in alto. La descrizione della sua fine non fu migliore: “A battaglia finita, allora, avresti potuto vedere quanto spirito di ardimento e quanto vigore fossero nell’esercito di Catilina. Infatti quasi tutti coprivano col corpo quel posto che da vivi combattendo avevano occupato. Solo pochi che, stando al centro, la coorte pretoria aveva dispersi, erano caduti più lontano, ma tutti feriti al petto. Quanto a Catilina, poi, fu trovato lontano dai suoi fra cadaveri nemici: respirava ancora un poco, mostrava nel volto la ferocia d’animo che aveva avuto da vivo” Catilina, seguace di Silla, ambiva al potere politico. Sconfitto da Cicerone nelle elezioni del 63 a. C., ordì una Congiura ai danni della repubblica. Raccolse intorno a sé giovani nobili impoveriti e avventurieri che speravano di ottenere vantaggi da un cambiamento di regime. La domanda a questo punto è se i Catilina di oggi siano prodotti dalla società o nascano con determinati semi nel loro cuore che non possono essere estirpati. La cattiveria ha speranza in un cambiamento positivo o arriva sino alla morte lasciando i segni della ferocia sul volto dell’uomo come abbiamo visto per Catilina? Il Catilina di turno è peggiore di chi uccide in guerra? La ferocia nasce dalle nostre attese deluse? L’egoismo può trasformarci tutti in possibili assassini? Sallustio ha posto in me atroci dubbi stamattina. Per quanto si possano dare risposte, non saranno mai esaurienti, poiché ciascuno di noi è portatore sano di malvagità, che potrà manifestarsi o restare in noi in forma latente per tutta la vita. Quando si manifesta, crea i Catilina di turno, persone sfortunate per non aver saputo tenere a freno la loro scelleratezza. Più scellerati possono essere quelli che credono di porsi oltre questi discorsi, poiché fanno affidamento alla bontà d’animo, dichiarandosi incapaci di tali efferatezze. Terenzio diceva: “Homo sum, humani nil a me alienum puto”: Sono un uomo, nulla di ciò che è umano penso debba essermi estraneo. Una frase tratta dalla sua terza commedia l’Heautontimorumenos (Il punitore di se stesso).
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