L'area Marina protetta di Punta Campanella, nata nel 1997, è stata la prima ad essere istituita in Campania per la tutela del mare tra la penisola sorrentina e la prima parte della costiera amalfitana. Lucio Cacace è il presidente del Parco dal 2020, e in quasi cinque anni ha assistito al profondo mutamento nella salvaguardia dell'ecosistema.
Quali sono i confini dell'area protetta?
«Copre 1539 ettari e 32 chilometri di costa tra Massa Lubrense e Positano. Zone molto antropizzate e frequentate da turisti di tutto il mondo».
Come è gestita?
«La gestione è stata affidata dal ministero dell'Ambiente a sei comuni che ricadono nell'area marina, Massa Lubrense, che ha il maggior tratto di costa, Piano di Sorrento, Positano, Sant'Agnello, Sorrento e Vico Equense».
Quali sono le zone di salvaguardia?
«Si dividono in tre fattispecie a seconda del grado di tutela. Ci sono due zone rosse o zone A, Vervece e Vetara, dove è vietata qualsiasi attività umana, anche la balneazione, per proteggere la ricca biodiversità dei fondali. Sono zone importantissime, di ripopolamento per molte specie. Possono garantire, se rispettate, l'effetto spillover, cioè il diffondersi della fauna anche oltre la zona protetta per ripopolare tutta l'area esterna, il che può rendere il mare più ricco e favorire i piccoli pescatori. Sono consentite solo immersioni guidate, la ricerca scientifica e il monitoraggio. Le zone B o gialle, come la baia di Ieranto, Li Galli o il fiordo di Crapolla, hanno un minore grado di tutela che permette alcune attività sostenibili e a basso impatto. E poi c'è la maggior parte, che è zona C, dove sono consentite attività come il diporto e la pesca sportiva, con alcuni semplici limiti da rispettare».
Quali sono i vincoli per la navigazione?
«Nelle zone rosse è assolutamente vietato entrare, sono piccole e circoscritte e dovrebbe essere semplice rispettare queste regole di buon senso a salvaguardia della biodiversità. Nelle zone gialle, in alcune come Ieranto, è vietato entrare a motore, solo a remi o a vela, in altre è consentita la navigazione a bassa velocità per raggiungere i campi boa. Nel resto dell'area marina si può navigare a 200 metri dalle spiagge e a 100 metri dalla costa a picco, rispettando una velocità che non superi i 5 nodi entro i 300 metri dalla costa e i 10 nodi oltre i 300 metri».
E per l'ormeggio?
«Ci sono ampie aree di ormeggio libero nelle zone C del Parco. Sono individuate e segnalate sull'App Blue Discovery che invitiamo a scaricare per navigare in sicurezza e scoprire i siti più belli rispettando le regole. In altre, invece, non è consentito l'ancoraggio, per salvaguardare la posidonia e per questo, in alcune zone, come Le Mortelle accanto a Marina del Cantone o a Crapolla, sono previsti dei campi ormeggio così da evitare danni ai fondali».
Chi si occupa della vigilanza?
«È prerogativa della Capitaneria di porto e delle altre forze dell'ordine. L'estate scorsa abbiamo firmato una convenzione con la polizia municipale di Massa Lubrense che, per un periodo, ha contribuito ai controlli. L'obiettivo è rendere questa collaborazione stabile in estate».
Come si garantisce la fruizione dell'Amp?
«L'Area è aperta a tante attività sostenibili. Canoa, snorkeling, nuoto, immersioni, escursioni in barca o da terra, diporto. Tutti sono liberi di goderne, a patto di rispettare le regole poste a tutela dell'ambiente e della biodiversità e le zone di protezione integrale come il Vervece e Vetara. Una fruizione sostenibile e consapevole permette di godere appieno di questi posti meravigliosi e di conservarli per le future generazioni. E può attirare sempre di più un turismo attento alla natura e al rispetto dei luoghi».
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