venerdì 1 agosto 2025

«Già un anno da sindaco Il mio momento più difficile? La tragedia sul monte Faito»

Luigi Vicinanza, dal giornalismo alla guida di Castellammare

di Anna Paola Merone - Il Corriere del Mezzogiorno 

Si è mai pentito di aver smesso di fare il giornalista per diventare sindaco di Castellammare di Stabia? «Neanche una volta. E mentirei se dicessi che in questi 14 mesi non ci sono stati momenti difficili. Forse il peggiore è quello legato all'incidente della Funivia del Faito. Ieri sera c'è stata una commemorazione delle vittime alla stazione di monte...». Luigi Vicinanza, classe 1956, è stato eletto sindaco di Castellammare di Stabia - grande città della provincia di Napoli con un passato difficile e potenzialità storicamente disattese - nel corso delle elezioni dell'8 e 9 giugno 2024. Il 14 giugno l'insediamento, con il quale ha formalmente compiuto il passo dal giornalismo alla politica attiva. Era preparato a quello che si è trovato a fronteggiare? «Nulla può preparare ad una sfida del genere. Per oltre 30 anni sono stato al vertice dei giornali - da Repubblica all'Espresso , passando per La Città e Il Centro , nei difficili anni del terremoto de L'Aquila, Il Tirreno di Livorno... - e con la politica ho fatto i conti da vicino. Osservando, pungolando, scrivendone... Ma quando ci sei dentro guardi tutto dalla prospettiva opposta e quotidianamente ti confronti con una complessità che non immagini, soprattutto riferita all'ambito burocratico. C'è una sovrapposizione di competenze che porta ad uno stesso tavolo un numero di realtà differenti che devono interagire. Non è semplice». Che voto si dà come sindaco, per questo primo anno? «Nessuno, devono giudicarmi i cittadini». Ma perché ha deciso di passare dall'altra parte? «Il Comune era stato sciolto per camorra e ci fu un movimento di opinione, L'appello dei 100, che indicava il profilo di un candidato in grado di sostenere il cambiamento. Diciamo che io corrispondevo a questo identikit e non mi sono tirato indietro».
  Ottenendo una buona affermazione. «Ho ottenuto il 67 per cento delle preferenze». Che di questi tempi, in area centrosinistra, è notevole. «Una soddisfazione, condivisa con i molti che mi hanno sostenuto. Ma l'orgoglio è stato aver riportato al voto parte di un elettorato che aveva da tempo disertato le urne». Sua moglie ha sostenuto la sua scelta? «È stata determinante, mi ha spinto con grande fermezza sostenendo che non avrei potuto deludere chi aveva mostrato di credere in me». Anche lei arriva da un altro mondo. «Alma è una docente, in pensione da un anno, della Federico II: insegnante di Matematica a Ingegneria». Ora fa la moglie del sindaco? «Non in senso stretto. È troppo abituata ad avere mille impegni personali». Figli? «Due, ormai grandi. Un maschio e una femmina che vivono fuori e che per fortuna non fanno i giornalisti. Siamo anche nonni di un bimbo». Anche lei ha vissuto fuori, per 35 anni, ora vive a Castellammare? «Ci sono tornato dopo l'elezione, ma il rapporto con la mia città non l'ho mai perso». Che città è Castellammare? «Un territorio articolato che sta crescendo e che richiede grande attenzione e che ha esigenze che ascolto muovendomi fra la gente». Oltre alle luci però ci sono le ombre. La più cupa è quella della funivia del Faito. «Al di là del dolore per le vittime, senza funivia siamo mutilati. È un valore per un territorio che ha mare e montagna che si incontravano in una manciata di minuti». Cosa ricorda del giorno dell'incidente? «Ogni istante è cristallizzato nella mia mente. Intorno alle 15 ci hanno detto di un incidente e siamo andati subito alla stazione a valle. La percezione del dramma non è stata subito chiara. I viaggiatori della cabina che era stata riportata alla stazione di Castellammare erano salvi e pensavamo, che con qualche criticità, il meccanismo di frenata aveva messo in salvo anche gli altri. Non c'era visibilità ed era impossibile avere il quadro della situazione: 12 ore dopo ero ancora lì, dolorosamente consapevole del dramma» E ora? «Ora c'è un'inchiesta e la consapevolezza di questa mancanza per una città che ha finalmente recuperato il suo mare dopo decenni. La balneabilità, persa nel 1969, è stata riconquistata il 5 agosto dello scorso anno. Grazie all'impegno della Regione che ha proceduto alla bonifica del fiume Sarno». Le terme non sono state recuperate. «Sono chiuse dal 2016, ma è aperto il parco urbano. Siamo in attesa della nuova classificazione delle acque». A proposito di acqua... L'acqua della Madonna è un altro tassello perduto. «La sorgente è stata inibita per un problema di inquinamento. Questa cosa fa parte dello sfasciume urbano, l'ho definito così, che ho trovato al mio arrivo». Castellammare di Stabia è anche sopraffatta dal traffico. Qual è la sua ricetta? «Del traffico di Castellammare cantava anche Pino Daniele. Abbiamo disposto una Ztl sul Lungomare, ma il centro è certamente un problema anche a causa della mancanza di parcheggi. Il punto è che la città, che ha 63 mila abitanti, come ripeto spesso non è un capoluogo ma un luogo cui si fa capo. È una calamita che attrae 350 mila persone che arrivano da un'ampia fetta della Città metropolitana. Le presenze crescono esponenzialmente e vanno gestite» Che vacanze farà? «In città. A Ferragosto sarò nei posti sensibili e non stacco. Mi concederò un paio di giorni in famiglia». Cosa fa nel tempo libero? «Cammino tanto. Poi qualche libro, film. L'ultimo che ho visto è Nottefonda , che ha fra gli interpreti la stabiese Dora Romano: bellissimo... Qualche volta vado a teatro». Il riscatto di Castellammare passa da lei? «Passa attraverso tutti. Passa attraverso l'idea che non si deve mollare mai e non ci si deve voltare dall'altra parte. E la consapevolezza che le potenzialità di questa città sono enormi, anche dal punto di vista turistico. Nei soli siti archeologici abbiamo registrato 37 mila presenze, le spiagge sono strapiene, i commercianti ci riferiscono di una vivacità significativa di visitatori nonostante la mancanza della funivia. Poi bisogna guardare in faccia i problemi e provare a non vacillare. La sfida da vincere è questa»

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