Primato negativo anche in Costiera
Campania capitale dell'ecomafia. Questo il triste primato emerso dal rapporto Ecomafia 2010 di Legambiente che consegna alla regione la maglia nera nell'illegalità ambientale, del ciclo dei rifiuti e del cemento per il 16° anno consecutivo. Illegalità che frutta un giro di affari di 4,5 milioni di euro agli 80 clan che gestiscono il malaffare. In Campania, secondo i numeri, si viaggia alla media di 36 reati per ogni 100 chilometri quadrati. Un dato che pone Napoli e provincia, con 1.894 infrazioni, al secondo posto a livello nazionale subito dopo Roma, segue Salerno con 1.196, Caserta con 838 e Avellino con 559. La Campania resta saldamente capitale del traffico illecito di rifiuti: dal 2002 sono state arrestate 279 persone, denunciate 439 e sono 74 le aziende coinvolte nei traffici. "Per combattere l'ecomafia - ha detto il presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo - si sta facendo molto dal punto di vista della magistratura e delle forze dell'ordine, ma é necessario che si faccia molto di più in termini politici e istituzionali". E alle istituzioni, l'associazione chiede "messaggi importanti" per quanto riguarda le bonifiche dei territori in una regione che, secondo i dati Arpac, conta 5.281 siti potenzialmente inquinati di cui 461 ad alto livello di inquinamento. Illegalità che in Campania significa anche abusivismo edilizio con oltre 5mila abitazioni abusive realizzate nel 2009. Fenomeno che, se consegna a Napoli il primato, non risparmia località turistiche e di pregio come le isole e la costiera amalfitana. "La magistratura - ha detto Aldo De Chiara, procuratore aggiunto di Napoli - fa tutto quanto consentito nei limiti della disponibilità di uomini e mezzi che sono inadeguati, ma l'abusivismo è un'industria che non conosce momenti di crisi". Una lotta da portare avanti secondo l'assessore regionale all'Ambiente Giovanni Romano "ristabilendo la filiera delle responsabilità perché fino ad ora la pubblica amministrazione ha fatto molto poco e, partendo dai sindaci fino ad arrivare alla Regione, ognuno deve fare fino in fondo il proprio dovere, dimostrando - ha concluso - che c'é un'inversione di tendenza perché non si possono più tenere separati i discorsi di sviluppo economico da quelli della tutela ambientale". (Ansa)
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