«Da noi la scelta non finisce mai, abbiamo una tale ricchezza nella pasticceria che ancora oggi mi commuovo a raccontarla ai giovani». Sabatino è un conservatore, ma nell'accezione più positiva e intelligente. Disponibile sempre a lavorare per «alleggerire» abbassando la quantità degli zuccheri, ma giustamente convinto che bisogna mantenere l'equilibrio e mai dimenticare i grandi classici. Ad esempio, solo la nostra odierna e scandalosa "cancel culture" può eliminare la zucca a cubetti dalla cassata! Babà, pastiera e sfogliatella non si toccano. Ma poi anche tutti gli altri, dai tradizionali dolci di Natale di origine conventuale al pasticciotto crema e amarena della nostra memoria. E anche un dolce che nessun pasticcere mette più in vetrina, la zuppa inglese. (Il Mattino)
sabato 13 settembre 2025
La presentazione al Gambrinus. Il primo libro di Sabatino il decano dei pasticcieri
Napoli - Un tempo lontano il primo ottobre iniziavano le scuole. Quest'anno andremo a lezione alle 18 al Gambrinus da Sabatino Sirica che per la prima volta si racconta nel libro scritto da Massimiliano Bonardo per le edizioni Le Varie: «Una dolce vita» con prefazioni di Antimo Caputo, Luciano Pignataro e Gennaro Esposito. La lezione non riguarda tanto, o non solo, l'arte della pasticceria, che vede Sabatino tenace custode della grandissima tradizione napoletana, quanto di vita. Perchè il giovane ultraottantenne è sempre al lavoro con l'entusiasmo del suo primo giorno.
Nato a Sarno nel 1941, Sabatino Sirica fa una lunghissima gavetta, come tutti i grandi. Apprendista e tuttofare nella pasticceria Sgambati dal 1956 impara veloce e carpisce i segreti dei maestri. In questo laboratorio nascono i primi lievitati fatti a Napoli. La pasticceria di San Giorgio a Cremano, il primo e solo locale tutto suo, apre i battenti nel 1976 e ancora oggi, dalla rosticceria ai "dolci americani" (ha imparato a fare anche quelli, ma addomesticandoli a dovere) qui si trova tutto il ben di Dio.
Sirica ha insegnato a fare i dolci ai pasticcieri di New York, fa ancora corsi per i giovani che vogliono imparare questa nobile arte. Con loro traccia persino un calendario delle festività, ma senza rigidezze antiche: "Sì, gli struffoli si fanno a Natale. Ma oggi ci siamo abituati a gustare la pastiera tutto l'anno e la zeppola non appartiene più solo a San Giuseppe". Quale audacia! Inaspettatamente, il suo piatto della memoria non è un dolce ma il sapore del cozzetto di pane bagnato nell'acqua della zuppa di fagioli. Ricordi di un mondo povero ma di materie prime eccellenti. E l'unico tradimento alla sua città se lo consente ammettendo che gli piace molto il tiramisu, dolce più difficile a fare di quanto si pensi. "Amo tutte le preparazioni a base di caffè" confessa. «Lascio ad altri l'innovazione, io faccio dolci partenopei» ripete sempre. Affermazione non riduttiva, anzi. Perché, con buona pace dei francesi e degli amici siciliani, Sirica è il primo fan della nostra magnifica tradizione dolciaria nata nei conventi, nei palazzi nobiliari e a casa della nonna.
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