Sorrento - Fumata nera sul fronte dei commercianti dopo le speranze vanificate da una Pasqua che benefici concreti di certo non ne ha portati, se non in misura minore per determinati settori come quello gastronomico. Il vero colpo lo hanno subito gli esercenti di articoli prettamente turistici, souvenir, intarsio ed altro che dopo l´exploit negativo della settimana santa temono il peggio anche per i prossimi ponti del 25 aprile e del primo maggio, anticamera della stagione estiva che sotto il profilo turistico non lascia presagire nulla di eccezionalmente positivo. Molte le attività che galleggiano a malapena, diverse quelle in odore di chiusura, a risentirne maggiormente è il comparto al dettaglio dove il turista è al momento quasi del tutto scomparso. “In tutta la giornata ho incassato dieci euro, dice G. S. titolare di un negozio di articoli turistici, souvenir, camei, bigiotteria e manufatti artigianali. Una ragazza americana mi ha invece fatto mettere sottosopra il negozio alla ricerca del cameo meno costoso da portare negli Stati Uniti come regalo per la madre; alla fine ho dovuto svendergli un pezzo che inizialmente costava 50 euro. Così non si può andare avanti, le cose devono cambiare, occorre una strategia politica ed economica che a Sorrento in questo momento non c´è. Bisogna cambiare anche atteggiamento sugli eccessi di valore prima che l´intera costiera rischi il tracollo. La settimana scorsa mi è stato offerto un locale da prendere in fitto come negozio ad un prezzo dimezzato rispetto alla richiesta iniziale; in poco più di due mesi la proposta di fitto è scesa da 2mila a mille euro, sintomo di un malessere economico che potrebbe causare l´implosione del comparto commerciale sorrentino”. Insomma la situazione dei negozi a Sorrento non è delle più felici. Il fermo dei consumi è gravissimo, molti confidavano nella boccata di ossigeno del periodo di Pasqua che invece non è arrivata. Decine le attività che nello scorso inverno hanno chiuso i battenti sotto il peso del crollo dei consumi e contemporaneamente delle spese fisse, in particolare per le attività di abbigliamento e dei generi voluttuari. In difficoltà anche le attività ristoratrici nelle quali dopo 35 anni hanno fatto ritorno i cartelli del prezzo fisso per invogliare la gente ad entrare per offrirgli il menù turistico con prezzi che oscillano tra i 18 ed i 25 euro. (Vincenzo Maresca il Giornale di Napoli)
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1 commento:
Poverini questi commercianti, fan quasi pena. Però quando nel 2002 fissarono il cambio 1 euro = 1000 lire non erano così depressi, eh?!
Cari commercianti, la vita è una ruota!
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