di Filomena Baratto
Castellammare di Stabia - Massimo Gerardo Carrese ieri sera a Castellammare di Stabia con l’Associazione Culturale Itinerando a presentare, nella libreria di Catello Varone, a piazza Giovanni XXIII, il testo "Il grande libro della fantasia", il Saggiatore. Dalla libreria, il folto pubblico si è trasferito nel giardino di Mariella De Meo, a pochi passi dalla piazza, dove, sotto la frescura dei limoni, è iniziata la serata. Presenti anche alcuni ragazzi che, di solito, partecipano alle attività della libreria Varone, con cartelli che riprendevano le frasi del libro. L'autore ha raccontato dei processi creativi per farne una scienza da applicare. Ha interagito col pubblico analizzando gli aspetti scientifici e umanistici, ludici e artistici della fantasia, dell'immaginazione e della creatività. Il libro è uno studio dettagliato che spazia dalla storia e dalla filosofia fino alla realtà virtuale. Un testo che fornisce un ventaglio di contenuti su un argomento mai affrontato prima in questo modo. Sicuramente una novità. Si parte da Platone, passando per le opere di Bruno Munari a finire con l'intelligenza artificiale. L'autore ha spiegato le differenze tra fantasia, immaginazione e creatività. Ma che cos'è la fantasia? È la facoltà del potenziale, dell'alternativa, dell'ipotesi, della possibilità che è in ogni cosa. L’autore si definisce un fantasiologo, cioè uno studioso della fantasia, una parola alquanto nuova desunta da un testo del 1760, quando il marchese Antoine de Pas de Feuquieres pubblicò un testo contenente nel titolo la parola “Fantasiologia”, fino allora inedita. L’autore intendeva un discorso filosofico sulla facoltà immaginativa.
Nell’opera l’immaginazione è paragonata al cannocchiale che avvicina e allontana le cose e pertanto è fonte di felicità e di sventura. In questo caso fantasia e immaginazione sembrano sinonimi. L’immaginazione si concentra sulla forma della possibilità e sull’espressività di un’immagine. Secondo alcuni esperti i concetti sono innescati da analogie che il cervello formula mettendo insieme il vecchio e il nuovo. L’immaginazione è sempre produttiva perché, dice l’autore, una stessa immagine, ogni volta che si presenta alla mente, lo fa in modo diverso e perciò insegna qualcosa di nuovo. Descrive la domanda: “Come è fatto in noi?”. Si coordina con la fantasia ed è attività complementare. L’immaginazione agisce in mancanza della cosa percepita. Immaginare un fenomeno serve a capirlo meglio, a rafforzarne la conoscenza. La creatività precisa tecniche e metodologie ed espone con originalità la possibilità rintracciata dalla fantasia. Agisce su quanto reso possibile dalla fantasia e in forma dall’immaginazione. Tra fantasia, immagine e creatività quest’ultima è la più rigida. La creatività è un’informazione tecnica che dialoga con l’informazione possibile, la fantasia, e quell’estetica che è l’immaginazione. C’è poi la Fantasticheria. Essa si manifesta quando ci allontaniamo da un obiettivo divagando. Nella novella di Giovanni Verga, dal titolo proprio “Fantasticheria”, s’indica proprio il divagare della fantasia sul ricordo di una visita dell’autore ad Aci Trezza assieme a un’amica. Ciò non toglie che la fantasticheria possa avere insita una possibilità che diventi fantasia. L’autore ha interagito col pubblico con dimostrazioni e giochi mostrando come un processo creativo possa diventare scienza da applicare. Il tempo della presentazione è sembrato anche riduttivo a trattare l’argomento, ma l’autore, da grande oratore e divulgatore qual è, ha fornito i primi elementi per un approccio al mondo della fantasia, il cui studio migliora la conoscenza di se stessi e degli altri, un modo per destrutturare e ricomporre la realtà e, nel mentre, apprendere nuove cose.
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