Fedeli da tutta Italia e anche dall'estero dopo la cerimonia di domenica in Vaticano "Era un benefattore e ha speso la sua vita per aiutare gli altri"
di Mariella Parmendola - La Repubblica Napoli
Pompei - Un gruppo di fedeli arriva da Cracovia. Cinquanta turisti polacchi entrano con zaini e trolley nel santuario di Pompei. Sono in fila per pregare davanti alle reliquie di Bartolo Longo santo da 24 ore, esposte in un'ala della Basilica. Si mescolano alla folla di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo e d'Italia. «Siamo ancora emozionati. Eravamo in piazza San Pietro domenica per applaudire la proclamazione dei sette nuovi santi e soprattutto per Bartolo Longo. Dopo Roma siamo a Pompei, una tappa obbligata del nostro pellegrinaggio», spiega Anne la guida che parla in italiano e si fa riconoscere con la bandierina del suo paese. Racconta il sacerdote che accompagna il gruppo: «È stata una gioia potere celebrare la messa con Papa Leone XIV». Poi il ricordo va al passato, a papa Giovanni Paolo II, il pontefice polacco: «È stato lui a certificare il primo miracolo di Bartolo Longo nel 1980, volendolo beato». Un primo passo verso il riconoscimento di santità arrivato dopo più di 40 anni. Ascolta la messa una delegazione arrivata da Caracas. In migliaia si ritrovano nel santuario meta del turismo religioso internazionale. Un pellegrino filippino fa un video con il cellulare delle spoglie del santo, uno dei due laici della cerimonia di canonizzazione celebrata da Prevost. L'altro è "il medico dei poveri", il venezuelano san José Gregorio Hernández Cisnero.
«Qualcosa li unisce, come ha detto il pontefice Bartolo Longo è un benefattore. Testimonianza di carità offerta con la sua vita spesa per gli altri, soprattutto aiutando i bambini. Perciò è ancora vivo, seppure l'anno prossimo celebriamo i 100 anni della sua morte. Gli è riconosciuta questa capacità di testimonianza tanto attuale», racconta don Giuseppe Ruggiero. Non è stanco il parroco partito alle tre di notte domenica per essere in piazza San Pietro nella zona destinata a ospitare i fedeli di Pompei. «Eravamo più di mille solo sul treno speciale, sono arrivati in migliaia anche con i pullman. Tanti i giovani. L'eredità di Bartolo Longo si ritrova nelle strutture di accoglienza. Certo non ci sono più gli orfanotrofi che ha fondato. Ora sono strutture moderne, ma si deve a lui se migliaia di persone sono ancora oggi aiutate», dice don Giuseppe. Che nel frattempo prepara una diretta da una zona del santuario che espone la camera da letto e lo scrittoio del santo. A Bartolo Longo si deve la fondazione dell'intera struttura dove ogni giorno arrivano migliaia di fedeli. «Il primo esempio di raccolta fondi internazionale, oggi la chiameremmo crowdfounding», sorride suor Adelaide all'ingresso. E sulla facciata inaugurata all'inizio del Novecento è esposta la gigantografia del santo. Si fermano a guardarla due pensionate in viaggio da Formia, «vengo tutti gli anni qui al santuario e al parco archeologico sono stata una sola volta. Lo faccio per una devozione che mi ha trasmesso la mia famiglia», spiega Giovanna ex insegnante. L'amica aggiunge: «Qui si sente che i primi a crederci sono i fedeli di Pompei, questo santuario ha qualcosa di speciale». Stringe le mani di suore e dipendenti l'arcivescovo Tommaso Caputo, mentre cammina nel santuario ringraziando tutti. «C'erano migliaia di persone anche alla processione di domenica sera. Abbiamo dormito poche ore, ma che gioia". Poi l'invito: «Imitiamo Bartolo Longo e preghiamo. Così è riuscito a fondare il santuario e creare una città nuova in una valle sconsolata». L'organizzazione non si ferma, il 26 messa di ringraziamento con la partecipazione del cardinale Marcello Semeraro. Rilancia il sindaco Carmine Lo Sapio: «Ora la città fondata da San Bartolo Longo aspetta la visita del Pontefice e noi siamo sicuri che verrà». di Mariella parmendola

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