Vico Equense - Giuseppe, Maria, Vincenzo De Simone, il futuro don Pinuzzo, venne alla luce il 5 aprile 1907 nella casa avita prospiciente la piazzetta di Bonea, da una famiglia borghese di tradizioni marinare; il padre, Raffaele, esemplare figura di uomo e di cristiano, era comandante di marina ed aveva studiato ad Amalfi ed al Regio Istituto Nautico di Piano di Sorrento, intraprendendo giovanissimo la sua carriera sul mare. Il nonno, Giuseppe senior, valoroso ufficiale della Marina Borbonica, era stato anche autore di un “Trattato di nautica ed astronomia navale”. Primogenito di tre figli, cui sarà imposto come secondo nome Maria, a testimonianza di una radicata devozione alla Vergine che porterà frutti peculiari nella loro esistenza, Pinuzzo ricevette nei primi anni di vita dalla famiglia una solida base educativa che gli avrebbe permesso di coltivare al meglio i suoi talenti. Frequentò come alunno esterno il Collegio Sozi-Carafa, lo studentato che i Padri Gesuiti avevano aperto a Vico Equense alcuni decenni prima, dove maturò la sua vocazione sacerdotale, sostenuta dalla pia e santa madre, donna Adelina, e da ben tre zii sacerdoti, identificati nel lessico familiare come zio prete, zio canonico e zio monaco. Un evento drammatico che segnò la sua fanciullezza fu la prematura morte del padre, nel 1919, che ebbe gravi ripercussioni sull’economia familiare e rafforzò il legame affettivo con la mamma ed i fratelli, in particolare con Adolfo, di animo sensibile e riflessivo, che diverrà un ottimo e stimato medico e seguirà il destino paterno nella morte in giovane età. Pinuzzo continuò a percorrere l’iter necessario per il sacerdozio e studiò al Seminario Arcivescovile di Sorrento e poi a quello Regionale di Posillipo perfezionando, infine, gli studi all’Angelicum di Roma. Nella Città Eterna cominciò a farsi conoscere per il suo estro poetico e per gli articoli che scriveva per numerose testate giornalistiche. Tornato in diocesi, fu ordinato sacerdote il 20 dicembre 1930 nella cattedrale di Sorrento da Mons. Paolo Iacuzio che molto lo stimava, e celebrò la prima Messa nella chiesa parrocchiale di Bonea il 27 dicembre successivo, festa del titolare, S. Giovanni Evangelista.
Fu chiamato ad insegnare lettere nel Seminario Diocesano di Sorrento e nel contempo si prodigava come assistente della Gioventù di Azione Cattolica al circolo “Loreto Starace” di Vico Equense, fondandone anche uno nuovo a Bonea, il “Ludovico Necchi”, dove era parroco uno zio paterno, don Ernesto. Nel 1935 proprio a Bonea fondò un asilo ed un refettorio per bambini poveri e, prendendo spunto dal titolo della Madonna che da secoli si venerava in paese – S. Maria Visita Poveri – chiamò quella istituzione “Opera Madonnina dei Poveri” facendola conoscere in tutt’Italia attraverso i suoi articoli. Il 31 marzo 1936, per succedere allo zio, rinunciatario per motivi di salute, fu nominato parroco di Bonea ed il 26 maggio successivo fu immesso nel possesso canonico della parrocchia della sua borgata, esplodendo subito in nuove iniziative e creando anche un orfanotrofio ed una scuola. Nel 1942 mons. Paolo Iacuzio, constatate le sue capacità organizzative nel campo caritativo ed assistenziale, volle affidargli un delicato incarico in diocesi nominandolo presidente dell’Ente Confidenza Ardia, con il mandato di fondare un orfanotrofio con il lascito di Mons. Francesco Saverio Di Maio. Nonostante le difficoltà e l’incertezza dei tempi –siamo nel pieno del secondo conflitto mondiale - don Pinuzzo accettò e realizzò il desiderio dell’Arcivescovo. In seguito l’orfanotrofio lasciò il posto ad un ostello per la gioventù e sui terreni dell’Ente sorse la chiesa parrocchiale di Nostra Signora di Lourdes. Tutto questo senza tralasciare le opere sorte a Bonea, anzi incrementandole con una “Casa per artisti“ dove accoglieva numerosi personaggi dell’arte e dello spettacolo in cerca di quiete per lo spirito; molti di essi erano vecchie conoscenze del periodo degli studi romani e delle sue Messe a Cinecittà. Continuava anche a scrivere freneticamente in versi ed in prosa con la sua Olivetti che recava con sé anche quando viaggiava, per profittare di ogni momento libero. Durante il Concilio Vaticano Secondo partecipò vivamente al dibattito con libri ed articoli e non era raro in quegli anni trovare suoi interventi sull’Osservatore Romano, di cui era socio corrispondente. Per volontà dell’arcivescovo di Sorrento Mons. Raffaele Pellecchia fu nominato “Prelato d’Onore” e dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone ebbe la Commenda al Merito della Repubblica Italiana. Intanto, mutati i tempi, l’Opera Madonnina dei Poveri fu estinta e di lì a poco anche don Pinuzzo morì per un male repentino ed incurabile, il 30 ottobre 1975. Nella sua antica casa di Bonea, una vera Pompei dell’Ottocento rimasta intatta per volontà della sorella, la signorina Immacolata, ed ora custodita con venerazione dall’erede Erminia, si conservano le testimonianze della incredibile attività di don Pinuzzo. In occasione del cinquantesimo anniversario della sua morte, nella parrocchia di Bonea sono state organizzate diverse iniziative tra cui due celebrazioni il giorno 30 ottobre, una mostra allestita nella chiesa della confraternita, sita nel largo a lui intitolato che sarà inaugurata il giorno 25 ottobre e la presentazione della seconda edizione del libro Don Pinuzzo da Bonea prevista per il giorno 29 ottobre presso la Chiesa Parrocchiale.

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