martedì 28 ottobre 2025

Sant'Agnello. «Housing sociale, famiglie in buona fede: tuteliamole»

IL CASO 

di Massimiliano D'Esposito - Il Mattino 

Sant'Agnello - «Giusto celebrare i processi, stabilire se ci sono responsabilità di amministratori, funzionari, tecnici e imprenditori, verificare la legittimità delle procedure e dei titoli edilizi, ma tuteliamo le famiglie che di certo sono in buona fede». Ad affermarlo è l'ex sindaco di Sant'Agnello, Piergiorgio Sagristani, che interviene sulla vicenda dell'housing sociale quando alle 37 famiglie occupanti gli alloggi del complesso residenziale sono state notificate le ordinanze di sgombero della Procura. Era lui a guidare la cittadina della penisola sorrentina nel 2016, allorché è stato indetto il bando per assegnare i 53 appartamenti di edilizia convenzionata ai nuclei familiari in possesso dei requisiti previsti, tanto da essere indagato per abuso d'ufficio fino all'abrogazione di questa fattispecie di reato. «Tutto è iniziato nel 2009 con la legge regionale "piano-casa", che consentiva di realizzare progetti di housing sociale dando la possibilità ai comuni di individuare un'area dove poter costruire spiega Sagristani -. L'amministrazione Orlando giustamente decise che all'epoca era possibile edificare in via San Martino con due delibere: una del 2010 con cui si individuava la zona secondo la legge 19 e l'altra del 2011 stabilendo che si poteva realizzare un programma di edilizia residenziale». Non mancano i dubbi sulla compatibilità della norma con il Put. Ma raccolti i pareri dei tecnici si va avanti. Dal 2016 al 2020, mentre si costruisce il complesso edilizio, arrivano gli esposti delle associazioni ambientaliste.

 

«La Procura dispone 2 deleghe di indagini: nel 2017 e nel 2019, chiedendo ai carabinieri di acquisire gli atti, nominando 2 consulenti diversi che verificano le procedure ritenendo tutto legittimo e in regola - evidenzia Sagristani -. In questa fase se il pm e i tecnici incaricati avessero valutato che permanevano illegittimità nell'operazione, la costruzione dell'housing non sarebbe proseguita, si bloccava tutto e non venivano coinvolte le famiglie per cui non ci sarebbe stato l'esborso di ingenti risorse con tutto quello che ne è seguito». A questo riguardo l'ex sindaco si pone una domanda: «Noi amministratori e i tecnici comunali dovevamo ritenere che questo progetto fosse illegittimo mentre due pm con i loro consulenti avevano ritenuto che fosse tutto normale e lecito? ». Quando gli assegnatari hanno pagato la metà delle cifre per acquistare la loro casa alle condizioni previste dal bando, un terzo pm con la consulenza di un altro tecnico ha rimesso tutto in discussione ritenendo illegittimo il piano rispetto alla legge e disponendo il sequestro a poche ore dalla consegna degli alloggi. Ed ora dopo 5 anni scanditi da ricorsi e controricorsi arriva l'ordine di liberare le case. «L'aspetto assurdo di questa vicenda è che c'è lo sgombero con un titolo edilizio ancora valido e mai revocato ancora prima che si giunga al giudizio di primo grado - puntualizza Sagristani -. Se anche venisse dimostrata l'illegittimità dell'opera, l'immobile verrebbe confiscato ma c'è la facoltà di acquisirlo a patrimonio comunale e in quel caso l'ente, dopo bando pubblico, assegnerebbe le case a chi ne ha bisogno fra cui gli stessi che ora vengono sgombrati». Anche per questo le famiglie venerdì alle 9 scenderanno in piazza per manifestare.

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